Il Museo Cristiano – fondato nel 1946 e profondamente rinnovato nel 2008- si sviluppa in quattro sale espositive delle quali le prime due ospitano due prestigiose sezioni: il Patrimonio longobardo e il Tesoro del Duomo.
Il Patrimonio longobardo è costituito da due celebri monumenti parte del patrimonio UNESCO “ITALIA LANGOBARDORUM. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”: l’Altare di Ratchis (recentemente restaurato con la riscoperta di policromie originarie) e il Ciborio di Callisto.
Il Tesoro del Duomo consta di oggetti di oreficeria e di uso liturgico, opere d’arte pittorica (di particolare rilevanza il “Noli me tangere” del Pordenone e due opere del Veronese) e scultorea, manoscritti e codici.
Di prestigio sono anche alcuni preziosi paramenti sacri, quali la cinquecentesca “pianeta Barbaro”, raffinatissimo prodotto di tessitura turca già esposto al MoMa di New York, a Londra, Parigi e Venezia; la trecentesca “Mitria di S.Paolino” raro esemplare tessile in seta, oro, lino e pietre preziose; i seicenteschi paramenti per la tradizionale Messa dello Spadone che si celebra a Cividale ogni 6 di gennaio.

Nella sala 1 spiccano i due celebri monumenti alto medievali di fama mondiale:

Altare di Ratchis. Datato tra il 737 e il 744, fu commissionato dal Duca Ratchis, poi Re dell’Italia longobarda, per onorare la memoria del padre Pemmone.  Interamente realizzato in pietra di Aurisina è uno dei  monumenti più importanti dell’VIII secolo in quanto è il primo altare della storia con impressi rilievi figurati. Nella lastra frontale vi è raffigurato Cristo in trono affiancato da due cherubini, entro una mandorla sorretta da quattro angeli; nelle due lastre laterali sono state scolpite la Visitazione con la Vergine e S. Elisabetta nell’atto di abbracciarsi e l’Adorazione dei Magi con la Vergine sul trono che trattiene sulle ginocchia il Figlio; nella lastra posteriore, decorata da croci e ornati geometrici, si apre una finestrella probabilmente destinata a contenere le sacre reliquie. La lastra che fungeva da mensa è andata distrutta e su ogni lato scorre superiormente  un’iscrizione dedicatoria, un tempo dorata su un rosso campo a base di minio: essa ci assicura che la datazione dell’opera va posta tra gli anni 737 – 744, nel periodo in cui Ratchis fu duca del Friuli o subito dopo la sua nomina a re del Regno Longobardo. La centralità e la relativa staticità delle figure, l’armonia e l’equilibrio con i quali, nonostante il rilievo affollato, le immagini sono disposte rimandano a modelli bizantini e ravennati; recenti studi hanno dimostrato che Cristo è stato disegnato seguendo precisi moduli geometrici, per via di compasso.
Ciò nonostante, i lapicidi che hanno scolpito l’opera, certamente interpretando il volere della committenza, hanno espresso un bagaglio culturale squisitamente barbarico con una tecnica scultorea molto semplificata, arricchita da sfolgoranti gamme cromatiche.

Ciborio detto di Callisto. È l’altro importante monumento longobardo e porta il nome del Patriarca che lo commissionò (VIII sec.). Il monumento di forma ottagonale è composto da sette archetti originali ed uno spurio, sorretti da otto colonne che insistono su una balaustra nella quale sono inseriti frammenti di plutei marmorei di epoca alto medioevale. La vasca battesimale è ad immersione ed originariamente stava nel Battistero dedicato a S. Giovanni, davanti alla Basilica; fu riedificata e monumentalizzata dal Patriarca Callisto in luogo del primitivo battistero. Leggiadra è la decorazione degli archetti (tralci vitinei ed intrecci viminei) e gustosi sono i simbolici animali scolpiti su ogni lato. Stilisticamente perfetti, i capitelli  a foglie d’acanto (assai simili a quelli del Tempietto di S. Maria in Valle), imitano modelli tardo antichi. Sopra gli archi corre un‘iscrizione dedicatoria che testimonia l’epoca della realizzazione degli archetti, presumibilmente successiva all’insediamento del Patriarca Callisto (737-756) da Cormòns in Cividale. Nel Ciborio si incontrano e si amalgamano modelli e influssi classico-bizantini ed orientali; nel glorioso tralcio degli archivolti domina un’ornamentazione semplificata sullo sfondo di insistenze classiche e di richiami al perduto naturalismo; qui assume una funzione decisiva il folto gruppo di motivi fantastici vegetali ed animali provenienti dall’Oriente. Su un lato del parapetto ottagonale del Ciborio è stato inserito il cosiddetto pluteo di Sigualdo, dedicato – come appare nell’iscrizione centrale della lastra – al Patriarca Sigualdo, successore di Callisto (756-786); esso porta scolpito nei tondi angolari i simboli dei quattro Evangelisti e al centro una croce latina con rosette, palme e candelabri (in alto), un albero della vita con teste leonine, colombe e grifi affrontati (in basso). I simboli degli Evangelisti recano tavolette con iscrizioni a ciascuno pertinenti e sono trattati con puntuali riferimenti alla natura dei singoli animali (aquila, bue, leone); solo il volto dell’Angelo a pera rovescia si avvicina fortemente alle figurazioni dell’Altare di Ratchis. Nella decorazione prevalgono moduli geometrici e soggetti animalistici tratti dal repertorio fantastico orientale. Prima di lasciare il Museo Cristiano, si osservino sulle pareti della sala altri frammenti di scultura alto medioevale, tra i quali alcuni interessanti timpani provenienti dalla raccolta del Tempietto di Santa Maria in Valle.

Nella sala 2 accanto alla cattedra patriarcale sono esposti l’Evangelistario dell’Epifania (coperta del XIII sec. e manoscritto del XV sec.) e la spada da stocco che il Patriarca Marquardo di Randeck utilizzò nel Duomo di Santa Maria Assunta nel 1366, tradizione ripresa nell’annuale Messa dello Spadone (6 gennaio). Nella sala sono inoltre esposti oggetti di oreficeria sacra dal IX al XVIII secolo.

Cattedra patriarcale. In uso dal 1077 al 1412. Su di essa 26 Patriarchi di Aquileia ricevettero la solenne investitura temporale. La Cattedra si compone di marmi di epoche e provenienze diverse.

Oreficeria del Tesoro del Duomo. Comprende, tra i pezzi più rilevanti, due capselle per reliquie in lamina d’argento sbalzata (fine VIII sec.- inizi X sec.), il busto reliquario di San Donato (1374) patrono della città, una rarissima pisside in noce di cocco e argento del XIV secolo e, del medesimo secolo, un’altra pisside in legno dipinto; inoltre, la Pace “Grimani”, manufatto in argento e rame dorati, oro e pietre preziose, realizzato da maestranze venete nel XVI secolo.

Collocata al secondo piano, la Sala 3 è dedicata ad opere di arte figurativa di carattere religioso, pervenute da varie chiese cividalesi e dal Capitolo di Cividale.
Il pezzo più importante – donato al Capitolo dal canonico Andrea Damiani nel 1539 – è l’Apparizione di Cristo alla Maddalena (Noli me tangere), ultima opera documentata di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone (1483-1539).
Altre opere di elevato significato artistico sono il San Rocco e la Madonna con Bambino eseguite da Paolo Cagliari detto il Veronese, entrambe realizzate nel 1584 per la chiesa cividalese di San Giovanni in Xenodochio. Di particolare pregio, inoltre, la Madonna del latte (XVI sec.) espressione d’arte manierista friulana, influenzata dal Pordenone e da Pellegrino di San Daniele.

Nella sala 4 sono esposti piviali, tunicelle, mitrie, statue devozionali e codici.

L’altare di Ratchis a colori. Recentemente restaurato, l’altare si presenta da qualche anno con un suggestivo allestimento multimediale che proietta direttamente sul fronte le originali policromie. La proiezione consente di comprendere come appariva in origine l’opera e quali stesure di colore ha attuato l’artista per realizzare i vari campi di colore (incarnati, capelli, vesti, nimbo…).

 

 


Info:
Costo del biglietto d’ingresso: singolo è di 6€. Sono previste riduzioni per i gruppi di minimo 15 persone (5€) e per gli studenti fino ai 25 anni (2€). I bambini sotto gli 8 anni, le guide UE, i soggetti con handicap UE ed eventuali accompagnatori, i giornalisti e i membri ICOM entrano gratuitamente. Non sono previste riduzioni per gli over 65 anni e per gli insegnanti.
Il prezzo del biglietto integrato, che prevede l’ingresso anche al Museo Archeologico Nazionale ed al Tempietto Longobardo è di 15€ (9€ per i gruppi e 3€ per gli studenti).
Sito internet del museo: https://www.mucris.com/
Orari di apertura sono i seguenti:
– aprile-settembre: da mercoledì a domenica 10-13 e 15-18
– ottobre-marzo: da mercoledì a domenica 10-13 e 15-17
Le prenotazioni possono essere effettuate tramite mail info@mucris.it o tramite numero di telefono 0432 730403.

Foto su concessione della Direzione del Museo.
Le riprese fotografiche dell’ara con la policromia proiettata non riproducono fedelmente le cromie della ricostruzione virtuale realizzata da T. Paganini e M. T. Costantini (© ® 2012 by ESEDRA r.c. S.r.l.).

Vedi anche: Laura Chinellato, Il Battistero di Callisto, l’Altare di Ratchis e i marmi del Museo Cristiano. Spunti per una rilettura.

Periodo Storico: Longobardi
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza