Nella Piana del Lisert, presso Monfalcone, si trova una sorgente termale. Si tratta della venuta a giorno tramite faglie e condotti carsici di acque calde da rocce serbatoio calcaree rinvenibili a notevole profondità. Utilizzate già dai romani, le sorgenti sono state adattate a terme ed hanno una storia articolata e complessa.
Ubicate presso le Insulae Clarae nel Lacus Timavi, le Terme Romane di Monfalcone furono sfruttate fin dall’antichità, anche perché erano poste di fronte alle sorgenti del Timavo, vicine al mare, poco distanti da Aquileia e lungo la via di comunicazione con le terre (Istria) della X Regio.
Numerose sono le testimonianze archeologiche che testimoniano come le Terme diedero vita ad un’intensa attività documentata nel corso dei secoli che è continuata, pur con interruzioni, fino alla metà del ‘900.
Tutta l’area vicina alle terme presenta oggi resti di imbarcazioni e di insediamenti abitativi. Si trattava di case di lusso, patrizie, erette presso le Insulae Clarae. In varie campagne di scavo sono stati ritrovati fini marmi e frammenti di mosaico, omete e medaglie. Indubbiamente vivavano nella zona ricchi proprietari terrieri, i quali frequentavano le misteriose fonti del Timavo, che meritarono una citazione di Virgilio nel primo libro dell’Eneide, di Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (dove ricordò anche le Insulae Clarae come sede di terme frequentate perchè ritenute molto salutari) e di Marziale, che ne esaltò le acque salubri nei suoi Epigrammi. Pare che la zona fosse frequentata da Galeno, dall’imperatrice Livia e dagli appartenenti alla famiglia imperiale. Dalle ricerche nella zona delle terme provengono resti di iscrizioni votive per avvenute guarigioni, in particolare due epigrafi sacre con dedica alla Fons. Il testo delle due epigrafi riporta: FONCTI SANCTISSIMAE SACRUM – AB VD RV = SICUT interpretata per Acqua Benedicta Virtus Dei Redemptio Vitae = Sicut. Si può quindi ipotizzare anche la presenza, strettamente collegata alle fonti termali, di uno spazio sacro consacrato alla fonte stessa ed ai suoi poteri salutari. Il culto è ricondicibile a quello di Fons Timavi, connesso con il culto delle acque. Il ritrovamento di alcune iscrizioni con dedica alla Spes Augusta per grazia ricevuta, riutilizzate nell’alzato dell’abside della vicina chiesa di San Giovanni in Tuba, ha indotto a pensare ad uno sdoppiamento tra la localizzazione del centro termale e quella del centro del culto: quest’ultimo, situato lungo la via Gemina, in una posizione estremamente favorevole per qualsiasi area sacra, avrebbe accolto gli ex-voto delle persone che si fossero curate nelle terme decentrate dell’isoletta del Lacus Timavi. Fra le iscrizioni rivenute in questa zona ricordiamo quella che riporta su un tubo di piombo l’iscrizione: AQUA DEI ET VITAE che dimostra quanto efficaci e salutari fossero queste acque.
Nel 452 d.C., seguendo le sorti di Aquileia nella distruzione e nell’abbandono portati dalle invasioni barbariche, anche le terme romane di Monfalcone furono abbandonate e così restarono per quasi mille anni e solo nel 1433 ripresero a funzionare. Il nuovo edificio venne distrutto dalle invasioni turche verso la fine del XV secolo, poi riattivate nel 1590 da privati e quindi nuovamente danneggiate dagli Uscocchi nel 1615. Ricostruite ai primi dell’ottocento e successivamente ampliate nel 1840 le terme continuarono la loro attività.
Da allora attraverso varie vicende (distruzione del complesso durante la Grande Guerra e successiva ricostruzione negli anni ’20) l’attività delle terme è proseguita fino all’ultimo dopoguerra.
Il sito è oggi inserito nell’ambito dell’area portuale – Comprensorio industriale del Lisert un paio di km a SE del centro di Monfalcone, in riva destra del canale navigabile circa 1 km a NW dalle risorgive del Timavo a San Giovanni di Duino. Si tratta di un’area abbondantemente antropizzata che ha visto nel corso del tempo la bonifica ed il parziale riempimento di aree palustri e lo smantellamento quasi totale di modesti rilievi calcarei (collinette di Sant’Antonio Abate e della Punta).
Dagli inizi del ‘900 a seguito delle profonde trasformazioni morfologiche intervenute a più riprese, le sorgenti termali sgorgano da una vasca, scavata nella roccia calcarea, posta qualche metro al di sotto dell’attuale piano di campagna.
Un breve saggio da titolo “Aqua dei et vitae” venne scritto il 5 ottobre 1881 dal console britannico Sir Richard Francis Burton durante i 18 anni della sua permanenza a Trieste. Questo accattivante titolo fu preso da un’antica iscrizione su metallo rinvenuta nella zona più a sud-ovest dove tuttora esistono le tracce delle Terme Romane prima della loro distruzione ad opera di Attila e degli Unni nel V sec. d.C. Nel testo si deduce che nel XIX secolo tutta la zona intorno alle Terme era però semipaludosa rispetto alle successive bonifiche e piantumazioni: “Il luogo è un oasi asciutta in una palude piena di canne che si estende sotto la strada postale” inizia il racconto proseguendo con la descrizione del porticato centrale con le ali laterali dell’edificio con delle spartane camere da letto per i pazienti più invalidi.
La testimonianza di Burton asseriva che l’acqua sorgiva fosse limpida e pura, inalterabile all’aria anche se esposta per diversi giorni, e per lungo tempo se imbottigliata. Con la bassa marea e una temperatura di 18°C raggiungeva i 38°C, mentre con la stagione più calda e il mare agitato dallo scirocco superava i 39 e anche i 40 gradi centigradi. Sia con l’innalzamento della temperatura che con il deflusso delle maree aumentava la concentrazione di gas solfidrico e l’intensità del suo tipico odore.
Le acque vengono usate per artriti, ischialgie, gotta, per alcuni tipi di oftalmia, per migliorare le periplagie, le malattie della pelle, la pellagra – allora molto diffusa – e gli avvelenamenti cronici da piombo e mercurio.
Dopo gli ultimi importanti investimenti le Terme di Monfalcone hanno finalmente ripreso a funzionare.
Notizie tratte da: Richard Francis Burton, Le Terme di Monfalcone, Edizioni della Laguna.

Info: http://www.termeromanedimonfalcone.it/
Via Timavo, 74/m, 34074 Monfalcone GO tel. 0481 412713

Vedi opuscolo in allegato: Il Lacus Timavi. La-voce-dellacqua

Bibliografia:
– BRESSAN M. (2005) – Terme e acque minerali in Friuli Venezia. Programma Iniziativa Europea Interreg IIIB; CADSES. Edizioni della Laguna.
– CARULLI G. B. (1971) – Le rocce, i minerali e le pietre utili. In: Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia. Vol. I , Udine.
– DORO B (1939) – Analisi chimica e chimico-fisica delle acque delle Terme Romane di Monfalcone . Annali di Chimica Applicata, XXIX, 3, Roma.

DMF

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza