Attualmente ubicata nel centro storico di Cervignano del Friuli, benché in posizione defilata, villa Bresciani è uno degli edifici di maggior pregio architettonico della località friulana. La cappella gentilizia della Villa si apre sia sul giardino che verso la strada e pur avendo l’intitolazione alla Santa Croce è nota ai cervignanesi come Cappella Bresciani.
cervignanoTesoro della cappella è un “colossalecrocifisso romanico in legno di oltre due metri (239,5 cm) di altezza e con l’apertura delle braccia di quasi due metri e mezzo (249,5 cm), addossato ad una croce di poco più grande. Conosciuto anche come “Crocifisso della Contessa” venne a lungo considerato un lavoro maldestro, sproporzionato e rigido, di un imitatore popolaresco dei primi decenni del XIII secolo. Oggi la datazione è stata anticipata alla metà del XII secolo per le sue caratteristiche stilistiche. La sua realizzazione viene attribuita ad un artista di area germanica o ad un imitatore locale. Confronti sono stati fatti con Crocifissi simili conservati in Alto Adige, Tirolo e Baviera.
La presunta sproporzione e l’apparente disarmonia del crocifisso Bresciani non sono dovute ad incapacità dell’artista ma alla sua volontà di adeguare le fattezze del corpo alla posizione in cui sarebbe stato collocato e da quella dalla quale avrebbe dovuto essere guardato, ma anche e soprattutto alle tendenze figurative dell’epoca (XII secolo) ed alle proporzioni allora considerate perfette e appropriate per il Cristo re.
Per la sua imponenza e forma sembra evidente che la statua doveva essere collocata in alto ed essere guardata dal basso. Le ricerche portano a ritenere che la sua originale collocazione fosse nella distrutta Basilica dei Santi Felice e Fortunato ad Aquileia, le cui ampie navate avrebbero consentito una adeguata visibilità del Crocifisso collocato su una trave nel mezzo della chiesa.
Il Crocifisso è stato oggetto di recenti restauri (2002-2003) di consolidamento e risanamento e di studi approfonditi sulla sua origine e datazione. Durante il restauro all’interno della testa del Crocifisso è stata ritrovata una crocetta pettorale di fattura bizantina datata entro la seconda metà dell’XI secolo, che avrebbe potuto essere già stata antica all’epoca del suo inserimento nel Crocifisso, forse in occasione di un restauro avvenuto per un distacco accidentale della testa solo qualche decennio dopo la realizzazione dell’opera.
Il Crocifisso colpisce per la sua imponenza e forza espressiva. Il corpo ha una struttura quasi geometrica con torace e ventre allineati. Il volto del Cristo, spinto in avanti e inclinato verso la spalla destra, ha zigomi prominenti, naso lungo, fronte bassa, orecchie sporgenti e labbra “fortemente” serrate. La capigliatura è a ciocche lunghe con scriminatura centrale e la barba è arricciata.
Il Crocifisso è ricavato da un unico tronco che comprende anche l’elegante piattaforma sulla quale si appoggiano i piedi separati. Le braccia sono connesse alla croce con un doppio apparato tenone-mortasa. Lo svuotamento del torso e del perizoma del crocifisso, destinato ad alleggerirne il peso, è tale che in alcuni punti lo spessore non raggiunge il centimetro.
La severa e monumentale scultura in origine forse aveva sul capo una corona. Era dipinta anche se nulla si conserva della policromia originaria, l’attuale incarnato che ricopre gran parte della figura è ritenuto deli primo Trecento. La colorazione del perizoma è più recente, forse tardo quattrocentesca o successiva. Questo vero e proprio ‘gonnellino’, con pieghe a fisarmonica e cintura chiusa da un nodo sporgente, corrisponde a un modello d’Oltralpe noto tra la rinascenza tardo-ottoniana e gli inizi del Duecento.
E’ ancora discusso quando e con quali eventuali tappe il crocifisso da Aquileia finì nella piccola cappella Bresciani. In una cronaca pastorale del 1570 il vicario Bartolomeo da Porcia segnala la presenza di un «grande crocifisso ligneo antichissimo» collocato «sulla trave al centro della chiesa» dei Santi Felice e Fortunato di Aquileia, talmente arcaico per il gusto estetico dell’epoca che «i fedeli erano indotti più al [sor]riso che alla devozione». Il vicario chiese l’immediata copertura del “ridicolo” crocifisso e ne “suggerì” vivamente la sostituzione. Nel 1585 il vescovo Cesare de Nores osservò che, a parte “l’arca con le reliquie dei santi martiri titolari” la stessa chiesa era pressoché vuota. La basilica continuò a deteriorarsi fino a quando nel 1769 venne demolita.
Nel testamento del cav. Gio. Pietro de Bresciani (anno 1680 circa), il testatore menziona “quel benedetto crocifisso che da tempo si venera nella nostra cappella di casa”, il che fa intuire che nel 1680 il crocifisso fosse già da tempo nella cappella.
cervignanoDiverse ipotesi, non conclusive, sono state fatte per il periodo intercorrente tra il 1585 e il 1680. Il Cristo di San Felice e Fortunato potrebbe essere stato ricoverato temporaneamente in uno o più edifici sacri prima di arrivare da Aquileia a Cervignano.
E’ possibile che la cappella Bresciani del 1692 sia stata costruita per ospitare il grande Crocifisso, o adattata partendo da un edificio precedente. Nella seconda metà dell’Ottocento il crocefisso venne sistemato entro una nicchia cruciforme ricavata nella parete di fondo dell’abside della cappella. All’epoca l’opera venne ridipinta. Parte del suppedaneo e le porzioni più estreme della croce erano inserite direttamente nel muro e bloccate con malta di calce entro la nicchia a forma di croce. Un tempo, a maggior protezione della scultura, vi era anche un vetro che la racchiudeva come una preziosa reliquia. Tale elemento protettivo venne rimosso in data non precisabile nel corso della prima metà del Novecento.
Dopo il restauro del Crocifisso la nicchia è stata chiusa ed il crocifisso oggi è appoggiato alla parete di fondo dell’abside della cappella.
Nella villa e nel giardino sono conservati alcuni reperti romani, tra i quali i resti di un sarcofago a cassa con copertura a tetto coperto con coppi, attribuibile all’inizio del II secolo d.C.

Bibliografia:

  • Caiazza Gabriele. Lo “sfondo” prezioso. Villa Bresciani e il suo “ospite” più grande, In Blason Scarel Silvia (a cura di) Il Cristo ritrovato. Dalla Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Aquileia alla Cappella Bresciani di Cervignano del Friuli: confronti e restauri. Gruppo Archeologico Aquileiese (IS) 2006.
  • Caiazza Gabriele. Ipotesi e verità storiche sul Crocifisso Bresciani di Cervignano In: Ce fastu? vol. 84, 1 (2008) p. 79-104
  • Casadio Paolo, Pizzolongo Angelo. Il restauro del Crocifisso ligneo della cappella Bresciani a Cervignano in Spiazzi Anna Maria e Majoli Luca (a cura di) La scultura lignea. Tecniche esecutive, conservazione e restauro. Atti della giornata di studio – Belluno 2005. Biblioteca d’Arte 14 Silvana Editoriale S.p.A. 2007.
  • Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano. 1956
  • Mor Luca. Uno scultore pusterese in Friuli tra XII e XIII secolo: il caso del Crocifisso di Cervignano, In Blason Scarel Silvia (a cura di) Il Cristo ritrovato. Dalla Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Aquileia alla Cappella Bresciani di Cervignano del Friuli: confronti e restauri. Gruppo Archeologico Aquileiese (IS) 2006.
  • Pizzolongo Angelo. Il restauro del crocifisso ligneo della cappella Bresciani. In Blason Scarel Silvia (a cura di) Il Cristo ritrovato. Dalla Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Aquileia alla Cappella Bresciani di Cervignano del Friuli: confronti e restauri. Gruppo Archeologico Aquileiese (IS) 2006.

Autore: Marina Celegon

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Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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