strassoldo

Strassoldo è solo una frazione del comune di Cervignano del Friuli, ma racchiude un fascinoso borghetto medievale, con un complesso monumentale, articolato nel Castello di Sotto e nel Castello di Sopra. Poco fuori del borgo vi è la chiesetta di Santa Maria in Vineis (nome che pare derivare dalla sua antica posizione “fra le vigne”), oggi circondata da cipressi e isolata dalle case vicine da un muretto di pietra.
La chiesetta è arricchita da un notevole ciclo di affreschi risalenti alla metà del XIV secolo – inizio XV che ricoprono buona parte della navata. Purtroppo gli affreschi sono parzialmente rovinati per essere stati sfregiati da una picchettatura effettuata in passato per una successiva intonacatura.
Fino al 1750 fu la parrocchiale del borgo Vineis o Viola, che si era sviluppato al di fuori delle mura dei castelli e, fino alla metà dell’ottocento, era circondata dal cimitero e da una centa di case. Quando, nel Settecento, la chiesetta di Santa Maria in Vineis divenne troppo piccola per ospitare la popolazione del villaggio, i conti di Strassoldo-Graffemberg, del castello di Sopra, ingrandirono la propria cappella di San Nicolò e la diedero in uso al paese, donando contestualmente alla curia l’ex casa delle vedove dove si trova ora la canonica.
Probabilmente nel decimo secolo, dopo le invasioni degli Ungari, fu eretta nell’area dell’attuale chiesa di Santa Maria una piccola chiesa dedicata al culto della Madonna, anche se la prima fonte scritta che la cita risale al Trecento. Tra la seconda metà del Trecento e l’inizio del Quattrocento la chiesa venne arricchita con affreschi, coperti nel tempo e riscoperti casualmente nel secolo scorso.
Nel seicento la chiesa era dotata di tre altari, il maggiore dedicato alla Madonna, quello a sinistra a Santa Maria Maddalena e San Cristoforo, quello di destra alla Madonna Assunta. Nel tempo l’edificio fu oggetto di interventi di manutenzioni, arricchimenti e di piccoli rifacimenti che non hanno, in genere, modificato l’impianto originale.
strassoldoL’intervento più importante, nel Settecento, riguardò la trasformazione dell’abside semicircolare in poligonale, provocando la perdita degli antichi affreschi.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso la chiesa venne ripristinata nelle forme primitive.
Oggi la chiesa è collocata su un terreno leggermente rialzato rispetto alla quota della strada, delimitato da un muretto in pietra con cancelletto in ferro battuto e l’ingresso è preceduto da un sagrato in lastre di pietra e ciottolato. L’edificio, lungo quasi 12 metri e largo poco meno di sei, è costituito da un’unica navata rettangolare, chiusa sul fondo da un’abside semicircolare. Le murature sono in pietrame, con sassi legati da malta e grosse pietre squadrate agli spigoli. La facciata principale a capanna è liscia, interamente intonacata con scarsi resti di affreschi molto deteriorati, che testimoniano come un tempo la facciata fosse dipinta.
Sulla sommità si erge il campanile a vela con bifora campanaria. In asse con la navata si apre il portale d’ingresso rettangolare. Una porta laterale affiancata da due strette finestre rettangolari a feritoia si trova sul lato settentrionale. Una terza finestra a feritoia si apre sul presbiterio. La pavimentazione è realizzata in mattoni. La copertura della navata è a doppia falda con struttura lignea e manto in coppi, travi e tavelle policrome a vista. L’abside è sormontata da una volta a catino ed esternamente è coperta con manto in coppi.
L’interno della chiesa presenta pareti lisce, interamente affrescate. Gli affreschi, che erano stati ricoperti da uno strato di calce, sono stati riportati in luce in seguito alla scoperta di un lacerto avvenuta nel 1929 da parte di Luigi De Luisa.
Lo spesso strato d’intonaco era stato probabilmente applicato sugli affreschi dopo le invasioni turche e il passaggio di soldatesche di varia provenienza al fine di disinfettare gli ambienti ed impedire il diffondersi delle epidemie e dei contagi che invasori ed eserciti in transito portavano.
A metà del secolo scorso l’edificio subì un restauro generale che comprese il ripristino della forma originaria semicircolare dell’abside, l’innalzamento dei muri laterali ed il rifacimento della copertura e del pavimento a cotto. Nel 1954 vennero restaurati gli affreschi che subirono un ulteriore restauro nel 1987.
Questi risalgono ad un periodo che va dalla metà del Trecento fino all’inizio del Quattrocento, ma sono stati rinvenuti dei lacerti di epoca precedente che mostrano influssi bizantini.
Non vi è accordo sull’esecutore degli affreschi. Questi nella massima parte sono stati attribuiti al quinto o sesto decennio del Trecento e potrebbero essere legati all’ambiente degli aiuti di Vitale da Bologna che fu a Udine nel 1348. Il livello artistico è tale per cui sono stati fatti anche i nomi di Masolino da Panicale e di Tommaso da Modena, pittori che durante la loro vita hanno operato in Friuli, ma non è affatto dimostrato, allo stato attuale delle ricerche, che uno o l’altro di questi pittori abbia avuto occasione di lavorare a Strassoldo. Altri studiosi hanno individuato almeno tre mani diverse o, in alternativa, un unico artista denominato il maestro di Strassoldo. Infine alcuni ritengono che alla stessa mano sia da attribuire l’Adorazione dei Magi del “Tempietto longobardo” di Cividale.
Le raffigurazioni sono comprese in ricche cornici con fregi corinzi nella parte superiore, mentre il basamento presenta un motivo a manto d’ermellino che corre lungo le pareti con sopra una cornice decorata a palmette bicolori contrapposte.
Sulla parete sinistra troviamo tre riquadri sulla vita di Gioacchino (Gioacchino cacciato dal tempio, Gioacchino che esce dalla città e Il sacrificio di Gioacchino) e due riquadri incentrati sulla figura di Maria (la nascita della Vergine e Maria in trono tra i Santi). Sul lato destro vi sono due registri: in quello inferiore vi sono sei raffigurazioni di Santi (si riconosce Sant’Antonio Abate) in quello superiore vi sono scene della fuga in Egitto, dell’Adorazione dei Magi e della Natività.
Ai lati dell’arco santo, a tutto sesto, vi sono due riquadri per parte e su due registri: a sinistra in alto l’angelo nunziante e sotto Santa Maria Maddalena; a destra in alto la Madonna Annunziata e, sotto, Santa Caterina d’Alessandria.
In controfacciata vi sono scarsi lacerti di un Giudizio Universale. Meglio conservato, sopra al portale, il Salvatore in Gloria entro una mandorla e attorniato da angeli con la tromba.
Anche il catino dell’abside in origine era affrescato, ma durante i diversi rifacimenti che si sono seguiti nel corso dei secoli, gli affreschi sono andati perduti. Sul fondo dell’abside è collocato un semplice altare in pietra dedicato alla Madonna, costituito da una mensa sostenuta da un basamento centrale.
L’acquasantiera in pietra liscia con due croci latine risalente al 1507; è collocata a destra dell’ingresso. Sulla parete sinistra della navata è appesa una replica del crocifisso realizzato dallo scultore “errante” Giovanni Teutonico (attivo nell’area padana dal Veneto all’Emilia), nel 1466 per la chiesa del Cristo di Pordenone.

strassoldoFonti:
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990
– Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it
http://pitturainfriuli.wikidot.com/altre-opere-alla-fine-del-xiv-secolo

Autore: Marina Celegon

 

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Periodo Storico: Basso Medioevo
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