A Cordenons, durante una rettifica della strada decumana di Santa Fosca, in prossimità del conosciuto sepolcreto detto del Bicon, vennero alla luce le ossa di un defunto, che a fine lavori rimasero in vista sul bordo del fosso. La segnalazione alle autorità è stata ignorata o non produsse alcun effetto, perciò se ne occuparono gli appassionati locali che estrassero e ricomposero l’intera sepoltura ed il suo corredo funebre presso una saletta del Centro Culturale Aldo Moro. La Soprintendenza portò poi ogni cosa a Pordenone dove rimase per molti anni.
Oggi la sepoltura si trova nei magazzini del Castello di Torre, dove il Conte di Ragogna raccoglieva materiale archeologico (reperti poi lasciati in eredità al Comune), e dove ora purtroppo nessuno è in grado di recuperare notizie sul ritrovamento.
La vigilanza dei locali sul sepolcreto non è comunque mai mancata e negli anni successivi, dopo le arature, sono stati raccolti oggetti sepolcrali, alcuni dei quali vengono pubblicati nell’allegato.
Il sepolcreto e l’insediamento del Bicon (con il sepolcreto e l’insediamento dell’area Manera/Foradoris distrutti per far posto ad una cava di ghiaia – vedi scheda) testimoniano una continuità storica di circa 700 anni ovvero una comunità presente in loco dall’epoca tardo repubblicana a ben oltre la caduta dell’impero romano.
Le immagini di 32 reperti confermano la rarità e forse anche l’unicità degli oggetti.
Vedi allegato: E.Dusso-Cordenons_la_disavventura_di_un_povero_defunto_e_delle_sue_ossa
Fonte: Elio Dusso, Cordenons, La disavventura di un povero defunto e delle sue ossa, Star Light Editions
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