La chiesa costituisce un notevole esempio di stile gotico e fu costruita per volere dei conti di Walsee, signori di Duino, tra il 1399 e il 1472; l’edificio fu gravemente danneggiato durante le guerre mondiali e ricostruito alla fine degli anni Quaranta. La planimetria a navata unica è caratterizzata dall’abside poligonale, retta da robusti contrafforti a spiovente; in essa si aprono 5 finestre a doppia lunetta trilobata.
Nello stesso suggestivo sito, in vicinanza delle risorgive del fiume Timavo, in precedenza si trovava un tempio pagano, di cui rimangono testimonianze epigrafiche, riutilizzate negli edifici successivi e tuttora visibili nell’area. Il sacello dedicato alla Speranza Augusta (una lapide accerta la dedica da parte di Sacconio Varrone, tribuno della Coorte Miliaria Dalmata) andò in rovina, o fu distrutto, ed al suo posto sorse una basilica paleocristiana, i cui resti sono conservati nel presbiterio della chiesa attuale: si tratta di lacerti di mosaico del V secolo d.C. con elementi geometrici ottagonali, motivo ricorrente pure in analoghe strutture ad Aquileia e nel Battistero di Grado. Ad età paleocristiana e alto-medievale risalgono anche elementi di arredi in marmo visibili nella chiesa. La basilica di undici metri per venti, con il pavimento a mosaico policromo sulla base di motivi geometrici e nodi di Salomone.
Costruita verso la metà del V sec. , accolse le reliquie dei Santi Giovanni Evangelista e Giovanni Apostolo, alle quali si aggiunsero poi anche quelle dei Santi Stefano, Biagio, Lorenzo e Giorgio.
Accanto alla Chiesa fu eretto in seguito un monastero benedettino, centro dell’opera missionaria di evengelizzazione condotta dai monaci presso le popolazioni slave. Le reliquie, poste in una fossa scavata sotto l’altare, furono tolte ed occultate in un luogo sicuro forse a causa dell’arrivo dei Longobardi. Le successive invasioni degli Ungari completarono la devastazione della Chiesa e del Monastero.
Il Patriarca Voldorico avviò i lavori di ricostruzione nel 1112; in tale occasione furono ritrovate le reliquie, poi conservate in un’area che fungeva da altare. Questo lo si ricava da una lunga iscrizione scolpita sulle lastre che formavano la fronte e le due laterali, in cui si narrano le vicende del miracoloso rinvenimento delle reliquie. L’unica frontale rimasta è quella conservata nella sacrestia della Chiesa.
Il nuovo edificio fu ampliato con l’aggiunta dell’abside gotica; altri lavori di restauro vennero eseguiti nel 1519 da Giovanni Hoffer, Capitano di Duino, mentre il campanile fu ultimato nel 1642.
Il toponimo “Tuba” deriva forse da tumba, in considerazione delle lapidi rinvenute presso il sito, o dal vocabolo latino tuba che designa un condotto naturale o artificiale delle acque, in relazione al vicino fiume sotterraneo.
Info:
Duino Aurisina, Località San Giovanni al Timavo
Orari di Apertura: Giovedì h 11.00-13.00
Email: sabap-fvg@beniculturali.it
Telefono: 040-4527511 – 040-4261434 (Soprintendenza)
DMF
Vedi anche: La basilica paleocristiana di San Giovanni del Timavo, di Mario Mirabella Roberti
Vedi anche, scheda SI 74 Patrimonio Culturale del FVG, vai a >>>>>>>>>>
Vedi anche: La Chiesa di San Giovanni in Tuba, vai a: https://youtu.be/hWn6HNB53TE