Il castelliere di Flondar (m. 146,8), sorto nel tardo Bronzo o agli inizi dell’età del ferro, si localizza sulla sommità di una modesta altura (Vrh Gnojin) su cui corre la linea di confine tra la Provincia di Trieste (comune di Duino Aurisina) e la provincia di Gorizia (Monfalcone); l’area compresa nel comune di Duino Aurisina rientra in un ambito a tutela paesaggistica.
Il Castelliere di Flondar si situa all’imboccatura del vallone, importante via di penetrazione controllata da una serie di abitati fortificati rilevati già da Carlo Marchesetti agli inizi del Novecento nell’ambito del più ampio censimento dei castellieri del Carso. Le macerie della cinta in pietrame carsico accumulato a secco sono rilevanti ed è alta la leggibilità della permanenza archeologica.
Agli inizi del Novecento venne censito da Carlo Marchesetti che riportò questa descrizione: “Procedendo verso ponente noi incontriamo un altro castelliere a due chilometri di distanza, presso i casali Flondar, sur un colle alto 149 metri, e per questo di dimensioni considerevoli. Anch’esso è a due cinte, che però non girano intorno al monte, ma cominciando alla vetta, oltremodo rocciosa, circondano la falda volta a sud-ovest.
La cinta interna, della periferia di 370 metri, consta a sud-est, per una lunghezza di 180 metri, di un vallo poderoso, proveniente dalla distruzione di un muro grosso 2 metri, mentre dal lato opposto vi manca o non è che parzialmente conservato. Il suo ripiano è largo 8 a 12 metri. La cinta esterna comincia egualmente alla vetta ed, altrettanto poderosa, si prolunga in direzione sud-est per 250 metri, ove cessa in una depressione del terreno, laddove quella del lato opposto, formata da grossi blocchi rovesciati, scende giù per la china un’ottantina di metri e si perde nel bosco, senza permettere di seguirla più oltre. Tuttavia tenendo conto delle tracce del ripiano esterno, si può calcolare a circa 600 metri la sua periferia. Il terriccio vi è nero con cocci numerosi ed è totalmente imboscato. Innicchiata nel muro si trovò una pentola contenente le ossa di un combusto”.
Il rilievo è raggiungibile attraverso il sentiero n. 79 che si sviluppa lungo il confine italo-sloveno e mette in comunicazione Medeazza con Iamiano.
Dopo meno di un chilometro si dirama a destra una carrareccia che attraversa l’oleodotto e prosegue in mezzo ad un querceto sino ad una curva che gira a destra. Sulla sinistra un sentiero a stento riconoscibile tra la fitta vegetazione. A destra si apre una piccola dolina, che è già nell’area meridionale dell’abitato. Qui il sentiero finisce. Da qui si raggiunge la cima con solo 10 m di dislivello.
Nella fitta boscaglia sono riconoscibili i resti della cinta più esterna in corrispondenza del versante sud/sud-ovest; rimane una buona leggibilità anche della superficie occupata dal pianoro sommitale, nonostante la presenza di trinceramenti realizzati durante i grandi conflitti.
Recenti elaborazioni sono state indirizzate verso analisi di intervisibilità tra i castellieri del carso monfalconese: dal Castelliere di Flondar erano visibili il castellieri di Monte Golas, il Castellazzo di Doberdò e l’abitato di Moschenizza.

Bibliografia:
– Marchesetti 1903, p. 35; Flego, Rupel 1993, pp. 129-130; Corazza, Calosi 2011, p. 12.

Fonte: www.simfvg.it

 

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica