
L’edificio cultuale era situato a Sud-Est, sulla strada che da Gemona conduce a Maniaglia e a Montenars. Era conosciuta anche con le titolarità di Sant’Anna e di Santa Maria Formosa in Maniaglia, ricordata già nel 1265, consacrata nel 1367. Accanto a questo sacello stava il piccolo ospizio dei Templari.
Giuseppe Marchetti dubitativamente annotò che la forma architettonica, prima della distruzione tellurica del 1976, risaliva alla fine del Quattrocento (1490?). Sappiamo invece che col terremoto del 1511 il manufatto fu completamente atterrato: “1511, 10 aprile. Prositum fuit negotium S. Marie la Bella cuius templum presenti terremotu (la scossa del 4 aprile) solo equatum est“. Cioè la chiesa fu gettata a terra, come nel 1976, e perdura al presente.
Il 21 agosto 1367, “Jacobus de la Massarie legavit ecclesiae S. Mariae belle in auxilium campane marcarum unam“. Quindi, la chiesetta era fornita di monofora ma priva di campana che il benefatore aiutò a provvedere. E il 29 agosto 1367, “Michel q. Jacob de la Massarye legavit laborerio S. Mariae Belle march. l“. Si stava ovviamente restaurando e rifinendo l’edificio, forse danneggiato dal sisma del 1348, in previsione della nuova riconciliazione avvenuta nello stesso anno.
TI 24 febbraio 1378, “Flor qm Pauli Cerboni de Glemona et uxor Laurentii q. Martini de la Porta legavit Ecclesiae Sancte Mariae la Bella aegentum et lancettas sui opitogii de Vulpes, ut fiat unus calix in dicta Ecclesia“. Come si evince, le beneficenti non disdegnavano di offiire l’argento delle loro pellicce per fornire la chiesa di vasi sacri.
In Maniaglia in questo tempo non c’era la chiesa ma una ancona lignea, che Pietro Gallo del luogo fa sostituire con un’altra in pietra. Il 28 novembre 1390, in Gemona, viene rogato il testamento di Pietro qm Giovanni Gallo di Manialia, dove ordina che sia fatta un’Anchona lapidea in Manialia ubi alias fuit quedam anchona lignea cum ymaginibus B. Marie Virginis eisque filii beatissimi) Beatorum Petri et Pauli Cristophori sive tre annos.
L’edificio in oggetto era preceduto da un portico con ampie aperture a tutto sesto su tre lati, dalle quali si domina va un panorama meraviglioso.
Conteneva due altari: il maggiore con ancona lignea intagliata (trittico) del secolo XVII, di Giovanni Seider da Venzone (1640 circa), proveniente da S. Agnese in Monte. Le due statue laterali del trittico furono malamente ridipinte rappresentanti S. Agnese e S. Lucia (della metà del Quattrocento), ritenute sculture notevoli, fortemente aderenti alla maniera carintiano-slovena di quell’epoca. L’altare laterale, dedicato a S. Anna, conteneva una pala di Vincenzo Lugaro (1621), “d’una bravura insospettata in un artista solitamente fiacco ed insignificante comee lui“.
Entro una specie di nicchia della parete sinistra era riaffiorata, nel 1940, una Madonna col Bambino che presentava, malgrado i ritocchi subiti, l’inconfondibile maniera di Gian Paolo Thanner, popolaresco ed attivissimo decoratore di chiesette. Era convinzione del Marchetti che c’è da scommettere che pure sotto l’intonaco del presbiterio dì S. Maria la Bella, si nascondeva la solita galleria di Apostoli e le composizioni delle lunette, delle vele e della volta tante volte ripetute da quel dipintore”.
La decorazione moderna era opera di G. Pittini (1942).
L’aula si presentava rettangolare con capriate a vista, presbiterio quadrato con volta a crociera; atrio in continuazione dell’aula con tre luci a tutto sesto ed ingresso laterale sulla strada; sacrestia tardiva aggiunta sulla destra del presbiterio; monofora campanaria sul colmo della facciata; porta rettangolare e piccolo vano aggiunto nel secolo XVI per un altare laterale sul fianco destro dell’aula. Muratura in sassi intonacata, copertura in coppi. Un generale restauro venne effettuato nel 1942.
Nota: Le citazioni riportate sono di G. Bini, V. Joppi e di G. Marchetti.
Fonte: Gleseutis-di-glemone-le-chiesette-votive-ricostruite-e-non, di Tarcisio Venuti. – P. 369-381 : ill. in: Glemone: 78m Congres, 23 di setembar dal 2001, Udine, Società filologica friulana, 2001.