
Non era ancora esploso il virus “incoronato” quando, accanto al duomo di Gorizia, è tornato in superficie casualmente un buon pezzo di storia cittadina ormai quasi rimosso ed inspiegabilmente ignorato, pur trattandosi di una zona, forse la più antica di Gorizia.
Infatti, fino a pochi mesi fa sono rimasti accantonati nella polvere di biblioteche ed archivi quasi del tutto ignorati gli scritti di cronisti locali che di questi argomenti si sono occupati.
Come per esempio quelli ben illustrati del Marussig (1641-1712) che ci fa rivivere la vita cittadina della fine del ‘600 con i suoi innumerevoli schizzi arguti e non vanno dimenticate in quest’esposizione le piante di cartografi quali, nel tardo ‘500, Giuseppe Vintana (Fig. 1) ed anche l’illustrazione dello sviluppo della chiesa parrocchiale di Guglielmo De Peris (Fig. 2).
Di questo antico materiale recentemente l’architetto Lino Visintin ha tenuto conto con rigore scientifico nel suo progetto di risistemazione del muro del Duomo prospiciente piazza Cavour. Trattasi degli stessi documenti che la signora Attilia Colombo, residente appunto in Corte Sant’Ilario e da sempre affascinata dalla storia del sito, aveva già scovato nelle biblioteche ed in particolare negli archivi, pubblicandoli nel suo libro sulla Confraternita dei “Pellizzari, Sartori e Callegari” comunemente chiamata nei secoli passati “dei Callegari”. Il libro “Gorizia e i Calligari – La Confraternita di Sant’Ilario e la cappella di San Michele Arcangelo” è stato presentato nella Sala di San Rocco, esibendo anche una grande riproduzione fotografica raffigurante il cimitero dall’inizio della sua storia, un documento che per pura combinazione sarebbe tornato d’attualità…

Fig. 2 – Illustrazione dello sviluppo, nel corso dei secoli, della chiesa Parrocchiale dei SS. Ilario e Taziano eseguita da Guglielmo De Peris
A soli trenta centimetri di profondità dal manto stradale il 18 novembre scorso sono emersi numerosi scheletri di uomini, donne e bambini (in ottimo stato di conservazione) ivi sepolti, posizionati con il cranio ad ovest, che gli archeologi attribuiscono risalire circa alla fine del 1600 e così databili per gli oggetti rinvenuti accanto (fig. 4).
Parallelamente, all’impresa ICI, Soc. Cooperativa di Ronchi dei Legionari nei lavori di attento scavo è apparsa una massiccia struttura ottagonale (esagonale all’interno con dei gradini) evidenziata nella mappa del Vintana (incaricato imperiale) del 1583 che fa pensare al basamento di un antico battistero (Fig. 3)…

Fig. 3 – Nella mappa del Vintana del 1583, lateralmente alla chiesa, si evidenzia una struttura ottagonale che fa pensare al basamento di un antico battistero
A metà marzo, proseguendo gli scavi a ben 120 cm di profondità, si è rinvenuto, un altro scheletro. La novità è però rappresentata da due particolari: uno è il già citato livello di profondità, quindi risalente per deduzione logica presumibilmente ad un periodo ben più remoto, l’altro è la posizione perpendicolare rispetto alle altre sepolture già scoperte. È il parziale resto di una giovane, perché una parte del corpo è stata rimossa precedentemente, da cui sono stati estratti due frammenti di materiale organico per l’esame al radiocarbonio.
Pertanto, con tutti questi ritrovamenti e le scoperte archivistiche, la città risulta ben più antica di quanto finora conosciuto e ritenuto (fig. 5 e 6)…
Relativamente all’antichità del cimitero, altrettanta conferma abbiamo da Attilia Colombo, che ha ritrovato un documento decisivo, pubblicato nel libro “Gorizia e i Callegari …”, in cui, il goriziano Ermagora Parencig aveva espresso, nel suo testamento del 1400, redatto addirittura con un atto notarile, la volontà di eleggere proprio questo luogo quale sua ultima dimora (fig. 7).

Fig. 5 – A metà marzo, proseguendo gli scavi a ben 120 cm di profondità, si è rinvenuto, un altro scheletro
A questo punto penso sia doveroso ringraziare l’Amministrazione Comunale sia per aver scelto una ditta che lavora con alacrità e capacità rispettando i tempi previsti, che per aver deciso di far togliere il pozzetto d’ispezione in cemento, costruito in epoche recenti e meno attente al versante culturale, dall’interno del manufatto ottagonale perché ne avrebbe veramente deturpato l’estetica, rielaborando fra l’altro il primitivo progetto di rifacimento della corte e creando adesso un’apposita “bretella”. Ed un ringraziamento altrettanto convinto lo si dovrà anche agli archeologi ed a tutti gli operatori inviati in loco dalla Soprintendenza per l’Archeologia, le Belle Arti ed il Paesaggio del Friuli Venezia Giulia ed ai tecnici dell’impresa Arxe per l’abnegazione e la professionalità con cui hanno operato, dato che per giorni hanno dovuto procedere anche nel fango del cantiere senza arrendersi al cattivo tempo (fig. 8 e 9).
Autore: Karin Hensel di Colloredo Mels
Fonte: Sopra e Sotto il Carso, rivista online del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” aps – Gorizia, Anno IX n. 4 – aprile 2020

Fig. 6 – Gli scavi sono proseguiti fino alla profondità di 120 cm come si può dedurre dalle proporzioni del piccone
Il prosieguo delle indagini archeologiche ha restituito nuovi dati per la comprensione dell’edificio a pianta ottagonale e della zona cimiteriale posta a sud del Duomo, aprendo tuttavia ulteriori questioni storiche e rivelando inoltre una inedita e del tutto inaspettata testimonianza di presenze di epoca protostorica per Gorizia, precedentemente attestate solo in via sporadica e occasionale.
I dati più innovativi emersi dagli ultimi scavi riguardano la datazione del deposito archeologico su cui si trovano il cimitero e le strutture ad esso legate o di poco successive.
Nel corpo di questo strato argilloso/sabbioso, determinato probabilmente dall’accumulo di fango e di detriti provenienti dalle pendici del colle del castello, è stata individuata una concentrazione di materiali riferibili al momento di passaggio tra l’età del Bronzo Medio e quella del Bronzo Recente, attorno al 1.400-1.300 a.C., e rappresentano quindi la prima attestazione localizzata di presenze così antiche a Gorizia.

Fig 8 – Struttura ottagonale con all interno dei gradini evidenziata nella mappa del Vintana del 1583 Peris. Qui si può vedere anche il pozzetto d’ispezione delle tubature sottostanti
Un altro importantissimo aspetto evidenziato da queste ultime indagini riguarda la struttura ottagonale dell’edificio, che aveva fatto ipotizzare una sua funzione battesimale.
Lo scavo del riempimento è ancora in corso, ma allo stato attuale sembra accertato un utilizzo dello spazio come ossuario, almeno nell’ultima fase; solo la prosecuzione delle indagini potrà chiarire ulteriormente questo aspetto. Nella fascia immediatamente a nord, si segnala il rinvenimento di altre dieci sepolture, almeno due delle quali sembrano riferibili ad un’epoca più antica, a causa della maggiore profondità e della tecnica di esecuzione delle fosse.
Sono stati perciò prelevati dei campioni di osso per future analisi al radiocarbonio che potrebbero fornire indicazioni sulla durata d’uso del cimitero: sulla base delle fonti storiche viene ipotizzato un inizio già nel ‘400 (la presenza del Duomo è accertata infatti dalla fine del ‘200, forse sul luogo di una piccola cappella precedente), mentre il termine viene posto nella seconda metà del ‘700.
Fonte:
http://www.sabap.fvg.beniculturali.it/, 8 aprile 2020
Vedi anche: Sopra e sotto il Carso 5 – 2020 S Ilario , tratto da “Sopra e Sotto il Carso” – Rivista on line del Centro Ricerche Carsiche “C. Sppenhofer” aps – Gorizia – Anno IX – n. 5 – maggio 2020