Ad Osoppo, poco a sud del famoso Colle fortificato, si trova un altro rilievo, il Colle di San Rocco con forma stretta e allungata lungo la sponda del Tagliamento, con pareti a strapiombo lungo il lato orientale ed in lieve declivio per buona parte di quello verso il fiume. Presenta un altopiano sommitale non molto esteso ma con buoni spazi praticabili.
Sul colle sono stati ritrovati resti sparsi di epoca romana e, nella zona centrale, è stata segnalata una presenza insediativa con il rinvenimento di alcune strutture murarie e probabilmente di una tomba e materiali cronologicamente riconducibili alla seconda metà del I secolo d.C. Altri ritrovamenti sparsi suggeriscono una stabile presenza umana in epoca tardoantica-altomedievale nella località detta Cuellut.
Alcuni documenti medievali indicano il rilievo con il nome “Soncolle”, e le fonti vi indicano la presenza nel XIII secolo, di alcune strutture residenziali e religiose. Si tratta in particolare della Chiesa di San Silvestro e di un castello che dal luogo prese il nome di Soncolle. Il castello, che si ritiene sorgesse nei pressi dell’edificio sacro, dal XIV secolo appartenne ai Turini di Cividale. Nel 1401 venne demolito da Tristano Savorgnan e mai più riedificato.
Una breve passeggiata attraverso uno stretto sentiero conduce alla chiesetta di San Rocco presso la punta meridionale del colle. Tale intitolazione non è quella originaria in quanto la chiesetta in precedenza era dedicata a San Silvestro e solo nel 1498 venne intitolata ai Santi Rocco, Silvestro e Sebastiano mentre oggi è conosciuta con il solo nome di San Rocco, protettore degli appestati.
Le antiche origini del luogo sacro sono testimoniate da numerosi documenti tra i quali il testamento di un certo “Vezilo di Tarvis”, risalente al 28 dicembre del 1271, che lascia all’ “Ecclesiae S. Silvestri de Soncollo decem soldos veronensis” e un documento del 1299 con il quale Bianchino di Soncolle, signore del castello, vende per tre marche di denari a Comoretto di Osoppo una vigna sita “in colle di Soncolle ante ecclesiam Sancti Silvestri”.
Durante una visita nel 1726 il vicario Serlio notò che l’altare era di “legno dorato con palla in pittura della Beata Vergine, San Rocco e San Silvestro”. L’abate interdisse la chiesa, perché il sepolcro delle Reliquie dell’altare era scoperto e rotto il sigillo. Dopo la visita la chiesa rimase interdetta e considerato che nel 1805 i francesi decisero di fortificare il colle demolendola, il vicario dell’arcidiocesi di Udine concesse licenza alla demolizione stabilendo che i materiali usati venissero utilizzati per edificare una nuova chiesa, autorizzando lo spostamento della tela dell’altare nella nuova chiesa. Nel 1810 iniziarono le opere di fortificazione del colle ed i francesi occuparono la chiesa e il vicino eremo utilizzandoli come magazzini.
Nel 1822 il vescovo di Udine diede di nuovo il permesso al pievano d’Osoppo di demolire la chiesetta ridotta in rovina, utilizzandone i materiali per il restauro della chiesa di San Giacomo. Entrambe le volte la chiesa non venne demolita dagli abitanti, se pure in cattivo stato, anzi la comunità di Osoppo nel 1844 chiese al vescovo di poterla riaprire. La risposta fu negativa ed il vescovo suggerì di lasciare la pala dell’altare nella chiesa parrocchiale di Santa Maria, dove era stata spostata prima dell’occupazione da parte dei francesi, e di spostare lì la funzione solenne per la festa di San Rocco.
Gli abitanti di Osoppo, approfittando di una vacanza della sede vescovile, tra il 1845 e il 1847, restaurarono la chiesa e, al posto della pala, fecero realizzare un affresco con la Vergine col bambino ed i Santi Silvestro e Rocco. Anche l’abside e l’aula, con i rispettivi soffitti vennero decorati. Così risistemata la chiesa il vescovo finalmente concesse nel 1847 di riaprirla al culto nelle feste di antica tradizione.
L’aspetto della chiesetta, quale appare oggi, è il risultato di una serie ininterrotta di rimaneggiamenti e restauri che si sono succeduti nel corso dei secoli, l’ultimo dei quali avvenuto in seguito al terremoto del 1976. Orientata in senso est-ovest, la chiesa appare interamente costruita in pezzami di pietra e ciottoli con grandi blocchi in calcare agli angoli, uno dei quali, presso l’angolo sinistro dell’edificio, reca incisa sulla superficie una croce. La facciata è caratterizzata da una porta con stipiti ed architrave in pietra, sormontata da una piccola lunetta cieca affrescata con una Pietà ad affresco di Silvestro Fabris, scarsamente visibile date le cattive condizioni di conservazione. Ai lati dell’entrata si aprono due finestre con intelaiatura in pietra, mentre al centro della facciata, in alto, domina una finestra ad oculo. Del campanile a vela rimane solo la base, ed è stato sostituito da una struttura in ferro battuto che sostiene una campana.
L’interno ad aula unica con piccola abside di forma rettangolare venne interamente affrescata negli anni 1845-47 dai pittori osovani Silvestro Fabris, il padre, e dal più noto Domenico, il figlio. Nell’abside vennero dipinte le immagini della Beata Vergine, di San Rocco e San Silvestro e sulle volte gli evangelisti. Nell’aula Gesù che risana una donna, San Rocco che assiste gli appestati, Gesù al Giordano e sulla volta l’Assunta.
L’altare originale, con una pala raffigurante, era conservato presso la Chiesa di Santa Maria ad Nives già prima del 1844 ed ora è disperso.
A destra della chiesetta si notano, ricoperti dalla vegetazione, i resti dell’antico lazzaretto che la tradizione ricorda trasformato in Romitorio, probabilmente di origine post-medievale. Secondo alcuni questo sorse sui resti dell’antico Castello di Soncolle ma non vi sono notizie certe in proposito. Non sono sopravvissuti documenti che riportino notizie intorno all’epoca in cui gli Eremiti iniziarono a prendere possesso del luogo. Le fonti ricordano solamente la sua esistenza nel 1750, quando l’eremita frate Ferdinando Raimondi da Villacco, funse da interprete al testamento della signora Susanna Step vedova Faighiln.
Nel 1927 il Vale era ancora in grado di individuare le tracce di una cucina, d’un salottino con una parete sulla quale era ancora visibile un affresco della Madonna con il Bambino, ritenuto del secolo XVI, e i segni delle travi che reggevano un secondo piano. Quest’opera fu quasi sicuramente commissionata dai frati che dunque già a quell’epoca dovevano abitare il Romitorio.

Fonti:
– Biasoni Mino. Le chiese di Osoppo. Deputazione di Storia Patria per il Friuli 2010.
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990.
– Vale Giuseppe. Santa Colomba e la Pieve d’Osoppo. Memorie storiche. Arti Grafiche Coop. Friulane. Udine 1927.
– Villa Luca (a cura di). Osoppo. Storia, arte, archeologia. Con i contributi di Cristina Tommasini e Fabio Marco Dalla Vecchia, Giuseppe Muscio, Luca Simonetto. Comune di Osoppo 1995.

Data ultima verifica: febbraio 2022

Info: dal parcheggio raggiungibile percorrendo Via Peonis in breve si raggiunge l’inizio del sentiero che sale sul colle di San Rocco e passa vicino alla chiesetta.

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica