La chiesa della Beata Vergine Annunziata, più nota come Santa Maria in Castello si trova in borgo Castello, l’antico nucleo cittadino ove sorgeva l’originario complesso fortificato, nato come semplice rocca difensiva, con le sue cinta murarie, documentata già prima del XIII secolo.
In seguito divenne la residenza della nobile famiglia Altan e quello che ne rimane è una struttura che riecheggia più la residenza nobiliare che l’edificio difensivo medievale.
Essa rappresenta uno dei più antichi edifici di culto di San Vito al Tagliamento. La chiesa esisteva già nel 1348; risale infatti a tale data un documento riferito ad una chiesa ubicata in S. Vito, nel quale si legge che il patriarca Bertrando ordinava a Giovanni Daniele di San Vito di documentare a quale titolo fosse in possesso della Cappella di Santa Maria sita in «burgo nostro S. Viti».
La cappella venne rimaneggiata più volte, da ultimo nel 2000.
Si tratta di una costruzione piuttosto piccola ad unica navata ed in origine doveva essere interamente affrescata, sia all’interno che all’esterno.
La facciata, che nel Settecento ha subito forti modificazioni in senso classicista, presenta un portale rettangolare in pietra con arco interrotto; ai lati si aprono due finestre quadrate mentre alla sommità dell’arco vi è un’apertura semicircolare. Termina la facciata un frontone con un occhio al centro eD un campaniletto a monofora.
Sulla facciata eD all’interno, dalla fine degli anni ’60 del XX secolo, sono riemersi affreschi, in seguito recuperati in buona parte grazie aD un attento restauro. Il loro studio ha permesso di collocarli nella seconda metà del Trecento.
Sulla facciata sono visibili in alto le figure monumentali ad affresco di San Cristoforo e di San Vito che regge un modellino della città. Si tratta di una delle più antiche rappresentazioni nella cittadina di San Vito, santo protettore della città. Tra le due figure è visibile una mutila teoria di santi di minor dimensione. Il dettaglio con il Leone dipinto in rosso sulla torre porta della cinta muraria del modellino, potrebbe essere stato aggiunto dopo il 1420, inizio della signoria di Venezia sul Friuli.
All’interno l’aula è rettangolare con soffitto ligneo a vista, mentre il presbiterio a pianta quadrangolare ha copertura a volta a crociera a quattro vele.
Sulla sinistra del coro è collocata la sagrestia. La muratura è in mattoni mentre la copertura è in coppi. La pavimentazione è moderna, a piastrelle esagonali.
Gli affreschi interni, emersi grazie ai lavori di restauro, sono datati alla seconda metà del 1300 (anni 1370-80 circa). La loro attribuzione è tutt’ora fonte di dibattito. Per lo più il riferimento è a frescanti che, partendo dalla lezione di Vitale da Bologna e da altre influenze come l’opera di Tommaso da Modena, che durante il sesto decennio del Trecento, andava dipingendo prestigiosi cicli di affreschi nel Trevigiano, elaborano, nella seconda metà del Trecento in Friuli, un proprio stile, con influenze, contaminazioni, citazioni reciproche, in relazione anche alla composizione delle singole botteghe, che si formano e si spostano nel territorio a seguito di committenze diverse.
Il presbiterio presenta un articolato programma iconografico con scene cristologiche. La parete di fondo è dominata da una vivace Crocifissione, ricca di personaggi che si affollano sulla scena. Si tratta di una scena sapientemente orchestrata, che vede la presenza di una “folla” di astanti (in primo piano il gruppo delle Marie dolenti e i soldati che si dividono le vesti, i cavalieri e i soldati in secondo piano; mentre nella parte alta della lunetta si vedono i ladroni).
Pur con le vaste lacune e le fitte picchettature che purtroppo sono presenti sull’intera superficie pittorica, viene considerata (Cozzi 2010) una delle più memorabili Crocefissioni della pittura in Friuli del XIV secolo.
Sui muri laterali si possono notare inoltre figure che rinviano alla iconografia della Natività e dell’Adorazione dei Magi. Qui un lungo corteo di eleganti personaggi si snoda diretto verso il gruppo della Madonna che tiene sulle ginocchia il Bambino, mentre sullo sfondo le balze rocciose fungono da quinta. Il primo dei re magi è già inginocchiato, il secondo in piedi dietro a lui abbassa lo sguardo verso il piccolo Gesù, mentre di seguito il terzo re orientale si volge verso il numeroso corteo di personaggi al seguito.
Sulle vele della volta si leggono le effigie del toro dell’evangelista Luca, il leone di Marco, il Cristo in trono entro mandorla tra Angeli oranti e l’Annunciazione.
Frammenti di affresco molto rovinati sono visibili sull’arco trionfale (sul pennacchio di destra pare di poter individuare la Vergine annunciata, intenta alla lettura di un libro che tiene sulle ginocchia).
Sulla parete destra è comparso un riquadro che finge un tendaggio che fa da sfondo ad una teoria di Sante e Santi (tra i quali riconoscibile come San Pietro è il primo sulla sinistra, grazie alla scritta presente sopra il suo capo).
Sulla parete sinistra compare una giovane donna elegantemente abbigliata (senza nimbo) che farebbe propendere alla lettura della scena, purtroppo mutila, come una Tentazione di Sant’Eligio (con il diavolo sotto forma di avvenente donzella).
Dai restauri è emerso come gli affreschi vennero realizzati su uno strato sottile di intonachino, steso sopra un precedente strato di preparazione. Dove il colore è caduto si possono vedere tracce di sinopia, in ocra rossa e terra d’ombra. Per le aureole, briglie dei cavalli e il cielo stellato – di cui sono rimaste pochissime tracce, era stata usata la foglia d’oro. Nelle vele per lo sfondo è stata usata l’azzurrite mentre in alcuni punti (ad esempio la veste di Cristo) si è rinvenuto l’uso del cinabro. Si tratta dunque, anche dal punto di vista tecnico, di scelte che denotano un alto livello di esecuzione.
Sulla parete sinistra è collocato un elaborato altare ligneo seicentesco, con una pala che raffigura l’Annunciazione, attribuita ad Alessandro Varotari, detto il Padovanino (Padova 1588 – Venezia 1648).
Giovanni Battista Cavalcaselle nel 1876, cita la presenza nella piccola chiesa di un trittico di Andrea Bellunello, la Madonna in trono col Bambino e i santi Pietro e Paolo (del 1488), che dagli inizi del Novecento risulta collocato nel duomo cittadino, ove tuttora si trova.

Fonti:
– Casadio Paolo. Il cantiere di Vitale da Bologna (1348-1349) e la pittura friulana in Arte in Friuli. Dalle Origini all’età patriarcale. Società Filologica Friulana “Graziadio Isaia Ascoli” Udine 2009
– Cozzi Enrica. Pittura di epoca gotica e tardogotica nel patriarcato di Aquileia in Splendori del Gotico nel Patriarcato di Aquileia. Civici Musei Udine. 2008
– Cozzi Enrica. Affreschi in edifici religiosi e privati tra XIV e XV secolo: le chiese di Santa Maria dei Battuti, dell’Annunziata e Palazzo Altan. In Begotti Pier Carlo e Sclippa Pier Giorgio (a cura di). San Vît. Società Filologica Friulana, 2010.
– Pastres Paolo. San Vito al Tagliamento. Le Chiese. Deputazione di Storia Patria per il Friuli. 2006.
– Pastres Paolo. Dal Romanico al Gotico, l’arte nell’età dello stato patriarcale. In Arte in Friuli. Dalle Origini all’età patriarcale. Società Filologica Friulana “Graziadio Isaia Ascoli” Udine 2009
– Zampese Paolo, Molinaro Fabiola, Ceolin Pietro e Cristante Fabio. Il castello, il borgo, i palazzi, le torri, le chiese. Edilizia permanente che disegna le fasi formative del centro storico Sanvitese. In Begotti Pier Carlo e Sclippa Pier Giorgio (a cura di). San Vît. Società Filologica Friulana, 2010.
http://www.comune.san-vito-al-tagliamento.pn.it/index.php?id=18956
https://sanvito.altagliamento.it/luoghi/chiesa-dellannunziata-o-di-santa-maria-di-castello/
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=65734#

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini, a cura di Marina Celegon:

Periodo Storico: Basso Medioevo
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