
Nel mese di ottobre 2021 sono stati avviati gli scavi archeologici sul colle del Castello, propedeutici ai lavori di realizzazione dell’ascensore commissionati dal Comune di Udine. Le indagini finora avevano consentito di individuare i resti di un poderoso edificio rinascimentale e di una piccola abitazione di epoca precedente, mentre gli ultimi approfondimenti hanno permesso di mettere in luce anche alcune sepolture di epoca tardoantica/altomedievale.
La realizzazione di un sondaggio di scavo, di dimensione 12 per 8 metri, in corrispondenza del futuro vano ascensore, si è resa infatti necessaria a seguito dell’individuazione di elementi archeologicamente rilevanti nel sottosuolo, emersi dalle indagini geofisiche preliminari eseguite dal dott. Sandro Veronese. Le opere di scavo archeologico sono condotte dalla ditta Archeotest S.r.L. sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Giorgia Musina della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di una scoperta in parte inaspettata, in quanto la sommità del colle del Castello fu in gran parte intaccata nella prima parte del secolo scorso da scavi per la posa di estese infrastrutture idriche.
L’indagine intrapresa il mese scorso ha permesso di riportare in luce, fin dalla prima settimana, i resti di un edificio d’epoca rinascimentale (XIV – XV secolo), i cui limiti esatti non sono noti, ma del quale si sono individuati almeno quattro ambienti, uno dei quali conserva tracce di intonaco bianco alle pareti. Il cattivo stato di conservazione del deposito archeologico, compromesso da precedenti scassi per la posa dei sottoservizi, rende alquanto problematica l’interpretazione delle strutture. Delle murature originarie si conservano infatti solamente le fondazioni di 75-80 cm di spessore, costituite da pietre e grandi ciottoli legati da malta.
Appartiene invece ad un periodo cronologico precedente un pavimento in terra battuta con una buca di alloggiamento di un palo di sostegno della copertura, entrambi riferibili probabilmente ad una costruzione in materiale deperibile.
Negli ultimi giorni sono infine state messe in luce due sepolture prive di corredo, che le antropologhe Luciana Travan e Paola Saccheri della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Udine hanno identificato a seguito di un primo sopralluogo come appartenenti a un uomo e una donna piuttosto anziani.
L’analisi preliminare dei reperti ceramici emersi dalla stratigrafia data le due sepolture e la capanna ad un periodo compreso tra V e VIII secolo d.C.
Alla luce delle evidenze archeologiche che stanno affiorando, i lavori di apprestamento dell’ascensore rappresentano un’importante occasione per verificare le caratteristiche e lo stato di conservazione del deposito stratigrafico riferibile alle prime fasi insediative del colle del Castello di Udine.
Prosegue dunque, da parte dell’Amministrazione Comunale di Udine guidata dal Sindaco Pietro Fontanini, l’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e storico di Udine. L’intervento in oggetto rientra infatti in un progetto ambizioso finalizzato a riscoprire l’archeologia urbana della città e a ricostruire l’evoluzione del suo sistema insediativo dall’età protostorica al Rinascimento, che vede la stretta collaborazione tra Comune e Soprintendenza ABAP del Friuli Venezia Giulia.
Fonte:
Ufficio Comunicazione e Promozione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del FVG
sabap-fvg.comunicazionepromozione@beniculturali.it – tel. +39 040 4527527
http://www.sabap.fvg.beniculturali.it, 23 nov 2021
UDINE. Il colle del Castello di Udine. Il più grande tumulo artificiale della protostoria europea.
Stanno portando a inaspettate conclusioni le indagini archeologiche sul colle del Castello di Udine, eseguite nell’ambito della progettazione commissionata dal Comune per la realizzazione di due ascensori per l’accesso al piazzale sommitale del colle: è stato accertato che si tratta di una collina totalmente artificiale, realizzata in epoca pre-romana, probabilmente tra 3500 e 3000 anni fa, durante l’età del Bronzo.
La realizzazione di un sondaggio stratigrafico era stata avviata lo scorso anno quando, a seguito di indagini geofisiche preliminari eseguite dal dott. Sandro Veronese su prescrizione della Soprintendenza, si erano individuate strutture medievali e rinascimentali. Hanno fatto seguito nei mesi scorsi varie analisi archeologiche e geotecniche, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, e indagini geognostiche, tuttora in corso, volte ad analizzare in dettaglio gli aspetti stratigrafici, paleoambientali e cronologici. Tali indagini sono coordinate da Alessandro Fontana, professore di geomorfologia del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, in collaborazione con i Musei di Udine, nell’ambito del progetto “Archeologia Urbana a Udine”, voluto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine.
Le ricerche finora realizzate hanno documentato che gli strati e le argille che costituiscono il colle non sono disposti secondo una sequenza naturale, ma sono stati invece accumulati artificialmente e che il materiale di riporto proviene in larga parte dalla zona che ora corrisponde a Piazza I Maggio.
Le nuove informazioni, unite alla re-interpretazione dei dati precedenti, dimostrano che il colle di Udine è quello che in linguaggio archeologico viene chiamato “mound”, ossia un rilievo costruito dall’uomo. Già nelle fasi iniziali il tumulo raggiungeva probabilmente quasi 30 m di altezza e aveva un volume superiore a 400.000 m3, presentando dimensioni comparabili a quelle odierne. La scoperta dunque è straordinaria, in quanto il colle artificiale di Udine costituisce un unicum, senza confronti in Italia ed è probabilmente il più grande di tutta Europa. Questa rivelazione rappresenta un significativo e inaspettato avanzamento riguardo le nostre conoscenze delle capacità progettuali e realizzative delle comunità protostoriche e apre significative prospettive nella ricerca sia in ambito nazionale che europeo.
Interessante è stato inoltre poter rilevare che la tecnica adottata per la realizzazione del tumulo è la medesima impiegata durante l’età del Bronzo e del Ferro nel resto della pianura friulana per edificare gli argini difensivi (aggeri) che proteggevano i villaggi fortificati chiamati “castellieri”. Tra il 1400 e il 950 a.C. Udine infatti era sede del più grande di questi castellieri friulani, con un’estensione massima di quasi 20 ettari, e all’epoca era quindi il centro di riferimento principale.
Al momento rimane incerta la funzione di questa collina di enormi dimensioni, visibile da buona parte della pianura: indubbia è la sua monumentalità, a probabile celebrazione della grandezza della comunità protostorica locale. Le ricerche in corso stanno cercando di raccogliere informazioni utili a capire se potesse avere altre finalità oltre a quelle già individuate.
Quanto emerso sembra anche ricollegarsi alla leggenda popolare, secondo cui la collina era stata realizzata dai soldati di Attila nella metà del V sec. d.C. affinché egli potesse vedere l’incendio di Aquileia da loro conquistata. Nella tradizione popolare è rimasto quindi il ricordo ancestrale di un’opera artificiale antica, ma il passare dei secoli ne ha alterato la memoria.
Questa scoperta scientifica rappresenta il frutto della solida collaborazione che nel corso degli ultimi anni si è instaurata fra la Soprintendenza ABAP FVG e il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, tramite la quale i geologi dell’università affiancano gli archeologi che si trovano a operare negli scavi di emergenza diretti dalla Soprintendenza.
Attualmente, con un proprio finanziamento, la Soprintendenza sta proseguendo le ricerche tramite alcuni nuovi carotaggi profondi, che permetteranno di valutare definitivamente la vera entità del mound protostorico e che forniranno ulteriori dati per precisarne le eventuali differenti fasi costruttive e le attività che potevano venire effettuate sul colle in epoca antica. Si tratta di informazioni necessarie per svolgere al meglio la funzione di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della città di Udine da parte della Soprintendenza.
Piena soddisfazione per i risultati della ricerca è stata espressa da Pietro Fontanini, Sindaco del Comune di Udine, impegnato in prima linea nella valorizzazione della città: “La collaborazione e il sostegno economico finora garantito alle ricerche archeologiche in città sono il segno tangibile dell’impegno della mia amministrazione nella ricostruzione della storia urbana sin dalla sua origine. Con questo intento abbiamo fin da subito coinvolto i nostri musei, chiedendo loro di coordinare, di concerto con la Soprintendenza e con la collaborazione di numerosi enti e istituti di ricerca, una ricostruzione storica e scientifica degli esiti di trent’anni di scavi archeologici, spesso ancora del tutto inediti, commissionando ricerche di dettaglio e analisi tecnico-scientifiche. Il fine ultimo – ricorda il Sindaco Pietro Fontanini – è quello di offrire per la prima volta un quadro aggiornato della nostra storia”.
“Questa importante scoperta dimostra quanto l’instaurarsi di collaborazioni fra enti di ricerca e istituzioni possa portare a risultati proficui per il territorio e la comunità. – afferma la Soprintendente dott.ssa Simonetta Bonomi – Attendiamo ora con impazienza i risultati delle indagini in corso, fiduciosi che porteranno incisivi elementi di comprensione per lo studio della città di Udine e della sua importanza fin dalla protostoria sul territorio”.
Didascalie delle immagini:
Foto dello scavo archeologico sulla parte sommitale del colle (dicembre 2021). Gli archeologi stanno lavorando sul riporto artificiale di ghiaie e argille costruito in epoca protostorica. Le mura sono di età medievale e rinascimentale. Sullo sfondo il castello di Udine;
Foto dello scavo archeologico sulla cima del colle di Udine (dicembre 2021). L’alternanza di ghiaie e terra di colore arancio in primo piano corrisponde al riporto di epoca protostorica, su cui poggiano le mura medievali e rinascimentali. Sullo sfondo la sottostante Piazza I Maggio;
Il centro di Udine in un Modello digitale del terreno (DTM) ottenuto da altimetria laser aviotrasportata (Lidar). In questa elaborazione sono stati eliminati gli edifici e la vegetazione, rendendo evidente la morfologia del terreno. Si nota come il colle su cui si trova il castello sia un elemento anomalo in quanto si erge isolato in mezzo alla pianura. Gli fa riscontro l’ampia depressione in cui si trova Piazza I Maggio, da cui probabilmente sono state cavate buona parte delle ghiaie con cui è stata fatta la collina. [Immagine Dipartimento di Geoscienze Padova]
Info:
Trieste, 6/4/2022
Ufficio Comunicazione e Promozione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia
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