Dall’alta pianura friulana emerge una serie di modesti rilievi lungo una linea che da Pozzuolo, passando per Carpeneto e Orgnano, raggiunge l’abitato di Variano. L’ultima delle glaciazioni quaternarie, chiamata glaciazione di Wurm e terminate circa 10.000 anni fa, determinò con il deposito delle alluvioni solide delle fiumane glaciali, la forma definitiva della pianura. Il rilievo di Variano in particolare è costituito da tenaci conglomerate (localmente conosciuti come  cret toff ) poggianti su rocce marine mioceniche.
Ad est dell’abitato di Variano si erge la collina, su cui si trova la chiesa di San Leonardo, che un tempo ospitava il castello dei Villalta. Esso fu costruito nel 1288 da Randolfo di Villalta sopra il rialzo di origine artificiale che era stato sede di un castelliere protostorico e di un insediamento fortificato tardoantico altomedioevale. Nel 1294 risultava completamente edificato e poco dopo rimase coinvolto nelle lotte per l’eredità del nobile Gualtierpertoldo di Spilimbergo. I Villalta sostenevano la parte di Giovanni di Zuccola contro Artico di Castello il quale assediò la rocca di Variano con le truppe di Gerardo da Camino, accorso in aiuto. Alla fine del XIII secolo vi fu la pace tra i contendenti, ma successivamente il patriarca Raimondo della Torre attaccò il maniero, poiché intendeva frenare la politica espansionistica dei nobili Villalta, e lo distrusse completamente. Non fu più ricostruito e gli si sovrapposero le strutture della Cortina sino al 1477.
Attualmente il colle ospita la chiesa di San Leonardo (chiavi presso il parroco), cappella castellana che è l’unica costruzione ancora visibile del complesso fortificato. Secondo recenti studi solo una parte del rilievo, con pianta ovoidale e aggeri regolari, era sede del castelliere protostorico, mentre il castello dei Villalta era collocato nella zona più elevata con la torre mastio disposta dove ora vi è il monumento ai Caduti.
Recenti interventi di restauro conservativo nella chiesetta hanno messo in evidenza una muratura preesistente alla costruzione cinquecentesca. In questa muratura, che rimanderebbe all’edificio costruito forse contemporaneamente al Castello del 1288, erano inglobati frammenti di epoca romana; anche nello scavo della pavimentazione sono emersi, insieme a lacerti di intonaco affrescati, embrici e ceramica grezza.
I resti dell’antico terrapieno, già intaccato in epoca romana, sono ancora visibili sui margini nord, est e sud-est, mentre a nord e a ovest si distinguono i resti di un fossato esterno.
Il Canciani, che nel 1736 pubblicò uno schizzo dell’area realizzato secondo una prospettiva a “volo d’uccello”, riteneva che l’intera altura fosse opera artificiale realizzata da popolazioni barbare a scopo di culto. Fu il Quarina per primo a riconoscere al luogo caratteristiche tali da farlo considerare un sito fortificato preromano. In particolare, lo studioso confrontando le condizioni del castelliere riscontrate negli anni Quaranta del XX secolo con quanto riportato in un rilievo eseguito dal geologo Achille Tellini intorno al 1900, constatava la scomparsa di un modesto arginello lungo il lato sud della fortificazione.

Nella zona del rilievo occupato dal castelliere sono stati effettuati negli ultimi decenni interventi di scavo che hanno rivelato l’importanza dell’abitato sin dall’epoca protostorica.
Gli scavi di Variano hanno segnato una vera e propria svolta nella ricerca archeologica sui castellieri, che iniziò a Pozzuolo del Friuli nel lontano 1980.
Nei primi anni ’80 una ricognizione di superficie fornì le prime indicazioni sulla ceramica di questo castelliere: i reperti, databili tra Bronzo Finale e prima età del ferro (intorno al X-IX sec. a.C.), sembravano confermare l’ipotesi allora vigente di una fondazione piuttosto tarda dei castellieri dell’alta pianura friulana. Le notizie più rilevanti e decisive sull’assetto e la cronologia dei castellieri sono state poi prodotte dagli scavi dell’Università di Udine, iniziati nel 1997 e conclusi nel 2004. I lavori sono stati finanziati dalla Fondazione CRUP, che per tutti questi anni non ha mai fatto mancare il suo sostegno a quest’impresa.
Il lavoro, importante da molti punti di vista, svolto sulla collina di Variano permette oggi di affermare con sicurezza che l’origine dell’insediamento è molto più antica di quel che si credeva: il primo nucleo abitato identificato dallo scavo risulta databile intorno al 1500 a.C. Cominciava così a farsi strada l’idea che tutti i castellieri dell’alta pianura udinese risalissero all’età del bronzo: questo dato ha ricevuto conferma da ricerche svolte in altri siti fortificati della zona nell’àmbito di un progetto finanziato dalla Regione (2003-2004).
Le indagini effettuate hanno permesso di individuare le fasi fondamentali della storia dell’insediamento. Verso la fine del Medio Bronzo (1500-1400 a.C.), sull’altura, che allora presentava certamente un aspetto irregolare, sorse un villaggio cinto da un fossato e munito di una palizzata.
Tra il Medio Bronzo e gli inizi del Recente (1400 a.C.) l’altura fu circondata da un aggere costituito da cassoni lignei contenenti terra e ghiaia. Nel corso del Bronzo Finale (dopo il 1200 a.C.), questa cinta venne disattivata e obliterata tramite un imponente spostamento di terra che portò anche alla regolarizzazione della sommità della collina. La superficie su cui sarebbe sorto il nuovo abitato fu appianata e all’altura venne data una configurazione non molto dissimile da quella odierna. Il villaggio, più esteso del precedente, venne circondato da un nuovo terrapieno difensivo, i cui resti sono quelli che si vedono ancora oggi.
Nel corso dell’antica età del ferro, l’insediamento subì modifiche e rimaneggiamenti, che però non ne mutarono sostanzialmente la fisionomia.
Il sito, per ragioni ancora sconosciute, risulta abbandonato nel corso dell’VIII sec. a.C. e solo a partire dall’epoca romana presenterà di nuovo tracce di frequentazione.
Nel corso degli scavi, per la prima volta nella nostra regione sono stati indagati estensivamente i resti, pertinenti a diverse fasi edilizie, di strutture abitative risalenti al Bronzo Finale. Gli edifici, a pianta rettangolare, erano costituiti da un’intelaiatura di pali lignei inseriti in buche rinzeppate da grossi ciottoli, che sorreggevano un tetto verosimilmente a spioventi. Le pareti erano di assi lignee o ramaglie ricoperte da uno strato di argilla in funzione isolante e impermeabilizzante. Anche il pavimento era coperto da uno strato di limo spalmato. Ad una delle case, durante la prima fase d’uso risalente al Bronzo Finale, risulta annesso a est un piccolo vano con un lato di forma approssimativamente semicircolare (con raggio oscillante intorno ai m 2,5); esso era aperto verso nord e provvisto in origine di uno zoccolo composto da un impasto di limo, ciottoli e grossi frammenti di ceramica (elementi ben conservati in fondazione), che doveva essere contenuto in una sorta di “cassaforma” lignea, forse realizzata a graticcio. Il tetto, con ogni probabilità displuviato, era sostenuto da pali, di cui resta la consueta traccia costituita dalle buche. Mentre nel vano coperto non si sono rinvenute tracce che consentissero di chiarirne l’uso primario, a nord, nell’area esterna adiacente al vano, è stato parzialmente esposto un livello che conservava tizzoni, ceramica e limi stracotti, chiari indizi di una qualche attività che richiedeva l’uso del fuoco.
Alla fase iniziale del Ferro vanno ascritti i resti dell’ampio focolare rettangolare con vespaio di ciottoli, collocato nell’angolo nordorientale del vano principale dell’abitazione. In questa fase il piccolo vano annesso ad est risulta disattivato, rasato al livello del piano di calpestio, e la sua superficie in parte colmata da un apporto di ghiaia.
Nell’area immediatamente a nord, un’olla fittile interrata fungeva verosimilmente da forno: a questo impianto, sempre nel corso della prima età del ferro e contemporaneamente alla vita della costruzione principale, ne seguirono altri due, in tutto simili al primo.
Il materiale archeologico (macinelli, piccoli attrezzi e ornamenti di bronzo, fusaiole e pesi da telaio di terracotta, ecc.) è attualmente in corso di studio e a tal fine depositato presso l’Università degli Studi di Udine.
Delle strutture originarie resta visibile solo parte del terrapieno.

Info: al colle di San Leonardo si accede direttamente dall’abitato di Variano.

Vedi anche l’allegato: Cassola-Corazza-Castelliere di Variano

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Il castelliere di Variano, il più piccolo tra quelli noti in Friuli, sorge su un’altura naturale, orientata Est-Ovest ed elevata di circa 13 m rispetto alla pianura circostante, sita nelle immediate vicinanze del moderno abitato.
I resti dell’antico terrapieno, già intaccato in epoca romana, sono ancora visibili sui margini Nord, Est e Sud-Est, mentre a Nord e a Ovest si distinguono i resti di un fossato esterno.
Il Canciani, che nel 1736 pubblicò uno schizzo dell’area realizzato secondo una prospettiva a volo d’uccello, riteneva che l’intera altura fosse opera artificiale realizzata da popolazioni barbare a scopo di culto.
Fu il Quarina che per primo riconobbe al luogo caratteristiche tali da farlo considerare un sito fortificato preromano. In particolare, lo studioso confrontando le condizioni del castelliere riscontrate negli anni Quaranta del XX secolo con quanto riportato in un rilievo del medesimo sito, eseguito dal geologo Achille Tellini intorno al 1900, constatava la scomparsa di un modesto arginello lungo il lato Sud della fortificazione.
Nel 1980, in seguito al rinvenimento di ceramiche protostoriche, l’intera area venne soggetta a tutela e a partire dal 1997 fu dato inizio ad una serie di campagne di scavo sistematiche condotte dall’Università degli Studi di Udine.
Le indagini effettuate fino ad ora hanno permesso di individuare le fasi fondamentali della storia evolutiva dell’insediamento.
Verso la fine del Medio Bronzo (1500-1400 a.C.), sull’altura, che presentava allora un aspetto irregolare, sorse un villaggio cinto da un fossato e munito, verosimilmente, di una palizzata. Tra il Medio Bronzo e gli inizi del Recente (1400 a.C.) l’altura fu circondata da un aggere costituito da una linea di cassoni lignei contenenti terra e ghiaia. Nel corso del Bronzo Finale (dopo il 1200 a.C.), questa cinta venne disattivata e obliterata tramite un imponente spostamento di terra che portò anche alla regolarizzazione della sommità della collina. La superficie su cui sarebbe sorto il nuovo villaggio fu appianata e all’altura venne data una configurazione non molto dissimile da quella odierna. Il villaggio che venne costruito era più esteso del precedente e fu circondato da un nuovo aggere difensivo, i cui resti sono quelli che si vedono ancora oggi. Il villaggio subì ulteriori modifiche e rimaneggiamenti anche nel corso dell’età del ferro iniziale, tuttavia questi interventi non ne mutarono la sostanziale fisionomia. L’insediamento, per cause ancora sconosciute, fu abbandonato intorno all’VIII sec. a.C. Solo a partire dall’epoca romana l’area presenterà di nuovo tracce di frequentazione.
Nel corso degli scavi, tuttora in corso, per la prima volta nella nostra regione sono stati indagati estensivamente i resti pertinenti a diverse fasi edilizie di alcune strutture abitative risalenti al Bronzo Finale. Gli edifici, a lunga pianta rettangolare, erano costituiti da un’intelaiatura di pali lignei (inseriti in buche scavate nel terreno e rinzeppate da grossi ciottoli), che sorreggeva un probabile tetto a doppio spiovente. Le pareti dovevano essere composte da assi lignee o ramaglie, ed erano intonacate all’interno da uno strato di argilla in funzione isolante e impermeabilizzante. Anche il pavimento era coperto da uno strato di limo spalmato.
Una costruzione, in particolare, durante la prima fase d’uso risalente al Bronzo Finale, aveva annesso a est un piccolo vano parzialmente interrato, di forma approssimativamente semicircolare (con raggio oscillante intorno ai m 2,5), aperto verso nord e provvisto originariamente di uno zoccolo composto da un impasto di limo, ciottoli e grossi frammenti ceramica (elementi ben conservati nella parte interrata), che doveva essere contenuto in una sorta di cassaforma lignea, forse realizzata a graticcio. Il tetto, verosimilmente spiovente, era sostenuto da pali, di cui resta la consueta traccia costituita dalle buche. Mentre nel vano coperto non si sono rinvenute tracce che consentissero di chiarirne l’uso primario, a nord, nell’area esterna adiacente al vano, è stato parzialmente esposto un livello che conservava tizzoni, ceramica e limi stracotti, chiari indizi di una qualche attività, forse non dissimile da quella testimoniata in quest’area nelle fasi successive, che richiedeva l’uso del fuoco.
Alla fase iniziale del Ferro vanno, invece, ascritti i resti dell’ampio focolare rettangolare con vespaio di ciottoli, collocato nell’angolo nordorientale del vano principale dell abitazione. In questa fase il piccolo vano est risulta disattivato, rasato a livello del piano di calpestio e l’area in parte scolmata da un apporto di ghiaia. Nell’area immediatamente a Nord, fu interrata un’olla fittile che probabilmente doveva fungere da forno. A questo impianto, sempre nel corso della prima età del ferro e contemporaneamente alla vita della casa quadrangolare, ne seguirono altri due, in tutto simili al primo.
Allo stato attuale l’area del Castelliere è occupata dal Parco della Rimembranza; verso Ovest, sull’altura, sorge la piccola chiesetta di S. Leonardo; all’interno del castelliere, oltre ad un piccolo edificio scolastico attualmente in disuso, vi sono alcune strutture (tettoie, pista in cemento) utilizzate durante la sagra annuale che si svolge sul colle.
Il terrapieno è parzialmente boscato.
Il materiale archeologico, ancora in corso di studio, è provvisoriamente depositato presso l’Università degli Studi di Udine che conduce l’indagine scientifica.

Bibliografia:
– Paola Càssola Guida, Susi Corazza. Il castelliere di Variano, Università degli Studi di Udine, Guida alla mostra, Basiliano 2003.
– Bianchetti 1991, p. 33; Canciani 1785; Càssola Guida – Montagnari Kokelj – Ruaro Loseri 1984, p. 58; Càssola Guida 1981, p. 19; Càssola Guida, Vitri 1983, p. 189; Càssola Guida, Corazza 2000B; Càssola Guida, Corazza 2000A, cc. 630-3; Corazza 1997A, c. 407; Corazza 1997B; Il Castelliere di Variano 2003; Miotti 1981, pp. 384-388; Quarina 1943, p.60; Schmiedt 1970, tav. X, 2; Vitri 1983-1984, p. 120, fig. 10.
– AA.VV., Cjastelirs, Tumbaris, Mutaris … viaggio tra i contadini-guerrieri di un Friuli protostorico, Comune di Mereto di Tomba, Alessandro D’Osvaldo Editore, 2018
– AA.VV. La vita quotidiana nei villaggi protostorici: La vita quotidiana nei villaggi protostorici – 2.4, a cura di Federica Zendron, Francesca Ciroi, Susi Corazza, Giovanni Tasca.

Fonte: DVD – Terra di Castellieri – Archeologia e Territorio del Medio Friuli – Sezione B L’età protostorica – SIAE – craçttiva 2004

Vedi anche: L Quarina, Castellieri e tombe a tumulo in prov di Udine, in “Ce Fastu” Bollettino della S.F.F., Anno XIX – n. 1 – 2 Aprile 1943.

Vedi anche: Un castelliere nel Medio Friuli Gradiscje di Codroipo 2004 2014 , di Giovani Tasca, Cristiano Putzolu, David Vicenzutto.

Vedi anche: https://www.protostoriainfriuli.it/siti/castelliere-di-variano/

Periodo Storico: Protostoria
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