
L’attuale chiesa Parrocchiale di Cella, pur essendo frutto di una ricostruzione avvenuta tra il 1835 e il 1841 contiene alcuni tesori come un notevole Crocifisso Trecentesco, un battistero cinquecentesco, un’ancona attribuita a Domenico da Tolmezzo (1488 circa – 1507) ed alcuni altari seicenteschi della bottega dei Comuzzi.
La prima notizia d’una chiesa dedicata a Maria nella frazione Cella di Forni di Sopra si ha nel 1205 quando Innocenzo III affida la controversia tra Forni di Sotto e di Sopra per la preminenza delle rispettive chiese al Vescovo di Feltre Turrisini, il quale nel novembre 1206 si pronuncia a favore di Forni di Sotto. La contesa tra i due Forni proseguirà, con fortune alterne, fino al 1470 quando il pontefice emise la bolla definitiva dell’affrancamento della chiesa di Forni di Sopra da quella di Forni di Sotto.
Durante il periodo delle controversie la chiesa di Santa Maria Assunta venne restaurata e riconsacrata dapprima nel 1445, quando venne istituita la parrocchia di Forni di Sopra e, successivamente rimaneggiata nel 1550. L’edificio attuale è frutto dell’ultima ricostruzione ex novo avvenuta fra il 1835 ed il 1841 quando venne abbattuta l’antica chiesa e venne realizzata la nuova in parte sulle fondazioni della precedente, conservandone comunque l’orientamento.
La chiesa è costruita su una terrazza cinta da un muretto in pietrame, il cui sagrato è raggiungibile dal sottostante livello stradale con una gradinata in asse con l’ingresso principale ed una seconda, sul fianco destro, verso l’ingresso laterale meridionale. L’esterno della Chiesa è delimitato da un muro perimetrale che segnava il confine del vecchio cimitero dismesso nel 1874; di quest’ultimo sono ancora visibili alcune antiche lapidi. La banderuola con le lettere “FS” e con la freccia, che si trova sulla parete esterna della chiesa, si trovava sulla torre campanaria dalla sua costruzione nel 1776 fino al 1995, ricollocata al suo posto anche quando, nel 1860, venne ricostruita la parte sommitale danneggiata da una potente bufera. Al di sotto si vedono le antiche campane, sostituite non molti anni fa.
La facciata è piana, dal tetto a capanna, definita a tre quarti da una cornice marcapiano su cui insiste un’ampia finestra. Il portale è sormontato da una statua ottocentesca della Madonna con bambino.
L’interno ha soffitto a volta dalla lunga cornice in stucco rettangolare. Su ogni lato si aprono tre ampie finestre e le arcate a tutto sesto di altrettante cappelle. Il presbiterio, sopraelevato di cinque gradini e cui si accede tramite l’arcosanto, è voltato a crociera ed ha due grandi finestre ai lati.
La prima cappella a sinistra venne creata nel 2002 trasferendovi l’antico fonte battesimale, prima collocato in una stanzetta, e il Crocifisso che prima era collocato sopra l’ingresso secondario. Il battistero è in pietra rossa scolpita da maestranze locali. Con base ottagonale reca su una fascia liscia del catino la data 1584.
Il grande crocifisso ligneo di notevole pregio artistico, datato alla fine del Trecento o primi del Quattrocento, è stato restaurato nel 2011. Ritenuto un tempo di mano “teutonica”, è stato più di recente associato ad una serie di crocifissi presenti in area veneto-friulana, come quelli di Venzone e Gemona, riconducibili ad una stessa bottega per la somiglianza tipologica e stilistica e per l’assemblaggio dei componenti. Sono stati tutti ricondotti alla tipologia del «Crocifisso gotico doloroso» di origine germanica. Nella chiesa precedente era appeso al centro dell’arco trionfale gotico.
Nella seconda cappella a sinistra si trova una ancona intagliata che, benché non firmata e non menzionata in alcun documento, è attribuita a Domenico da Tolmezzo e si ritiene sia stata scolpita, dorata e pitturata all’inizio del cinquecento, nel momento della sua maturità artistica.
Domenico da Tolmezzo, nato intorno al 1448 da Candido Mioni e arrivato a Udine giovanissimo per entrare a bottega, morì a Udine nel 1507. Fu pittore, architetto, cartografo ma soprattutto intagliatore, forse il maggior scultore ligneo del XV secolo friulano.
Gli esempi più eloquenti dell’attività di Domenico si ritrovano negli elaborati altari dei quali possiamo ancora avere una visione unitaria, come questo di Forni di Sopra, giacché in molti casi le sue ancone furono smembrate e le singole statue disperse.
L’ancona rappresentava l’altare maggiore della piccola chiesa quattrocentesca e di quella ristrutturata nel secolo successivo. Nelle dieci nicchie poggiano le statue dei santi Floriano e Fabiano, una figura di Cristo morto sostenuto per le braccia da due angeli. Seguono le statue dei santi Lorenzo e Liberale. Più in basso Sebastiano, Giovanni Battista, un San Sebastiano non originale, Giacomo Maggiore e Rocco. Nell’ancona sono presenti alcuni santi della devozione popolare fornese.
Le statue rispecchiano una tipologia umana ancora riscontrabile nelle valli carniche o nella campagna friulana con quel particolare realismo nei volti che caratterizza l’opera di Domenico. La piramide terminale originaria è scomparsa.
Nelle vecchie riproduzioni fotografiche di quest’ancona si vede, al centro del piano inferiore, in luogo del San Sebastiano, qui recentemente collocato, dapprima una figura d’uomo nudo, forse un Cristo flagellato, e successivamente la Statua della Madonna di Gerolamo Comuzzo, realizzata nella metà del seicento e recentemente riportata nel vicino altare “del Rosario” per il quale era stata in origine realizzata.
L’estro creativo degli scultori e doratori seicenteschi è stato spesso impiegato con successo stilistico per incorniciare le numerose ancone lignee dei loro predecessori, come in questo caso dove l’altare che contiene l’ancona è stato firmato e datato 1646 da Gerolamo Comuzzo. In alto sono visibili una statua del redentore e le figure di due angeli e, sulla mensa, un ciborio dorato e dipinto, tutte opere del Comuzzo. Il paliotto riccamente intagliato mostra quattro nicchie con le statuette dei santi Floriano di Lorch, Giovanni Crisostomo, Francesco d’Assisi e Osvaldo di Northumbria. La statuetta di San Floriano è stata rubata nel 1974 ed è sostituita da una copia.
La terza cappella a sinistra ospita l’altare detto “del Rosario”, con 15 medaglioni ovali che raffigurano la vita di Gesù, disposti attorno della pala che rappresenta la Pietà e i due Santi Giovanni Battista e Giovanni evangelista. Il complesso scultoreo, della metà del seicento, è attribuito alla bottega dei Comuzzi. Sui gradini della mensa poggiano le statue di San Domenico e Santa Caterina da Siena. La predellina centrale accoglie nuovamente, come detto, la statua lignea della Madonna del Rosario. La figura della Madre, seduta, regge con una mano il Bambino, che si protende verso l’esterno, mentre con l’altra fa pendere una corona del Rosario, stretta tra pollice e indice. I dipinti delle scene del Rosario e dei santi del paliotto sono attribuiti al capostipite della bottega dei Comuzzi. L’altare è stato restaurato nel 1999.
Gerolamo Comuzzo, capostipite della famiglia, nasce a Gemona del Friuli fra il 1589 e il 1591. Scultore, frequenta le botteghe d’intaglio locali e quindi segue l’udinese Giovanni Antonio Agostini, con cui collabora in numerose opere. Muore verso il 1670 a Gemona. A Gemona sulla metà del seicento era in piena attività la bottega nella quale lavoravano anche i suoi figli.
Nella metà del settecento l’altare maggiore con l’ancona di Domenico Da Tolmezzo venne sostituito da un modesto altare in tarsia di marmo policromo, progettato dall’architetto friulano Elia D’Aronco e realizzato nel 1900. La volta dell’abside e le pareti del presbiterio sono state dipinte nel 1946 da Fred Pittino. Nella terza cappella a destra, in un’urna collocata all’interno della mensa, si trovano le reliquie del fanciullo martire San Teodoro donate alla chiesa dal Pontefice nel 1842.
Fonti:
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– D’Andrea Lorenzo Le nostre chiese in: Sot la Nape, a. 71, n. 2 (Avrîl-Jugn 2019)
– Marchetti Giuseppe La Parrocchiale. Santa Maria Assunta in Ciceri Luigi (a cura di) Fòr di Sôra : 44 Congres, 17 setembar 1967. Società filologica friulana, stampe 1967.
– Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano. 1956
– Mor Luca Il crocifisso Trecentesco della Pieve di Sant’Andrea di Bigonzo in Francescutti Elisabetta e Corsato Carlo (a cura di) Crocifissi lignei a Venezia e nei territori della Serenissima 1350 – 1500. Modelli di diffusione Restauro. Atti del convegno internazionale Venezia, Gallerie dell’Accademia 18 maggio 2012 Padova Centro Studi Antoniani 2013
– Perissutti Isidoro. Le nostre chiese. Forni di Sopra Itinerari nella Storia, nell’arte, nelle tradizioni e nella religiosità popolare. Club Unesco di Udine Arti Grafiche Friulane 2005
– Rizzi Aldo Profilo di storia dell’arte in Friuli. 2. Il Quattrocento e il Cinquecento. Del Bianco Editore 1979.
– Rizzi Aldo Mostra della scultura lignea in Friuli. Catalogo della mostra a Villa Manin di Passariano (Udine) 18 giugno – 31 ottobre 1983- Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia 1983
– Sito Chiese italiane http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=68445#
Indirizzo: Via Nazionale 33024 Forni di Sopra UD – la chiesa è aperta in occasione delle funzioni
Data ultima verifica: giugno 2022
Autore: Marina Celegon
Galleria immagini: Marina Celegon.