In Via Bini, nei pressi di Porta Udine, unica porta rimasta delle sette che si aprivano nella terza cerchia delle mura che cingevano la città, sorge il Duomo.
Il Duomo, intitolato a Santa Maria Assunta, rappresenta uno dei monumenti medioevali più importanti della regione. Fu costruito, in stile gotico, dove sorgeva già un’altra chiesa nel 1190, sede della Pieve di S. Maria, una delle più antiche del Friuli. Nel 1190 la pieve porta il solo nome di Santa Maria, mentre nel 1217 appare come Santa Maria Maggiore. Un documento del 1204 ricorda un matrimonio qui celebrato dal Patriarca Pellegrino.
Nel 1239 appare per la prima volta il nome di un “plebanus” un certo Bertoldo. Fino alla fine del 1400 la pieve di Gemona comprendeva anche i territori di Venzone e Portis. Attualmente il pievano-arciprete “pro tempore” gode del titolo e dei privilegi dei Protonotari Apostolici, per concessione da papa Pio X del 20 ottobre 1904.
L’edificio che vediamo fu iniziato verso il 1290. I lavori di costruzione durarono molti anni per interruzioni causate dalla guerra contro Venzone, dalle minacce goriziane e da altri motivi. Finalmente, l’8 giugno 1337, giorno di Pentecoste, l’edificio fu solennemente consacrato dal vescovo di Parenzo Giovanni, delegato dal patriarca Bertrando.
Fu più volte rimaneggiato: nel 1429 venne modificato il presbiterio con l’aggiunta della cupola e dell’abside semipoligonale; nel 1457 i pilastri delle navate vennero sostituiti da colonne e la chiesa sopraelevata di 1,5 m; nel 1700 le volte a crociera coprirono le originarie capriate. Il terremoto del 1976 fece crollare completamente la navata destra, dissestando contemporaneamente gran parte delle restanti murature.
Nel Quattrocento, venne rifatto il colonnato; nel 1825-28, epoca in cui si mise mano alla facciata con lo spostamento di alcune sculture e la tripartizione con lesene. Sul lato nord è protetto da un possente muraglione che tiene lontano il duomo dalle frane del monte Glemine. Questo muraglione diede inizio ad un sistema difensivo della città.
All’ingresso al sagrato, due telamoni (detti Pense e Maravèe) di Magister Johannes (1293) sono addossati a due pilastri su cui poggiano piramidi secentesche. Furono posti lì nel 1659, quando, in seguito a lavori all’interno della chiesa, fu demolito e disperso il presbiterio, alla cui decorazione le due figure dovevano appartenere. Secondo alcuni studiosi, però, le due figure sarebbero state le basi delle colonne di un protiro.
I due telamoni, costruiti con una simmetria precisa, che denota una certa disciplina formale, rivelano una forte stilizzazione, specie nelle barbe e nelle pieghe delle vesti. Simili figure di telamoni, ispirate a quelle di Gemona, furono scolpite nel duono e nella chiesa di San Giovanni a Venzone (da Scultura in Friuli.Il romanico, di Carlo Gaberschek, 1981, p. 62).
All’esterno, sul muro: bassorilievo del XIII sec. (coppia di coniugi); marchio di cameraro quattrocentesco; frammento di monumento funebre di una coppia di coniugi (arte provinciale romana, II sec. d.C.).

LA FACCIATA
Al centro e in basso, s’apre il bizantineggiante portale romanico (fine del XII sec.) di cui i due stipiti e l’archivolto esterni della fine del XIII sec. sono opere del Maestro Giovanni. Un epigrafe sopra di esso ci ricorda l’autore: “Anno Domini Millesimo CCLXXXX quod Magister Johannes fecit hoc opus“.
Di grande interesse è il bassorilievo della lunetta raffigurante il Giudizio Finale: il Cristo Giudice è seduto in trono tra i simboli della Passione e con lui, ai lati, vi sono la Madonna e S. Giovanni Battista; ai lati della parte inferiore, si notano, dentro due avelli, sei figurine oranti di risorti.
Ai lati dell’archivolto sono raffigurati, sempre a bassorilievo, S. Pietro a sinistra e S. Paolo a destra.  Negli stipiti e nell’archivolto il motivo decorativo vitineo è simbolo dell’Eucarestia.
Sopra l’archivolto del portale è incastonato l’”Agnus Dei” reggente un vessillo crociato, simbolo della vittoria di Cristo sulla morte (bottega di Maestro Giovanni – fine XIII sec.). Esso è racchiuso entro un nastro circolare decorato a punte di diamante ed è sormontato da una Croce di marmo greco, decorata a racemi (stile bizantineggiante X sec.) e contornata da una cornice dentellata del Quattrocento.
Più in alto ancora vi è la galleria dell’Epifania costituita da un susseguirsi di nove nicchie (ancora con tracce dell’antico policromismo trecentesco), ad archi trilobati acuti, contenenti, da sinistra a destra: un palafreniere con tre cavalli, i Re Magi con i loro doni, la Madonna con il Bambino, S. Giuseppe e i tre re Magi dormienti con l’Angelo che appare loro in sogno (attr. a Maestro Giovanni Griglio prima metà del sec. XIV). La statua centrale della Vergine, regge con il braccio sinistro il Bambino e solleva con la destra “la mela del peccato” (secondo lo studioso Mutinelli). La sottostante fascia decorativa raffigura a bassorilievo il caratteristico motivo vitineo intrecciato racchiudente, entro una serie di cerchi, i dodici Apostoli a mezzo busto (attr. a Maestro Giovanni Griglio prima metà del sec. XIV).
Sopra l’arco trilobato centrale della galleria dell’Epifania, si nota lo stemma della Magnifica Comunità di Gemona.
Nella parte superiore della facciata si apre, al centro, l’elegante e splendido rosone (Maestro Buceta veneziano 1334-1336). Esso è formato da due ordini di colonnine a raggiera e da due giri di archi intrecciatisi, il tutto racchiuso entro un magnifico motivo decorativo vitineo.

  Gemona, il rosone del Duomo (foto W. Sambo)

Tre sono i rosoni di cui meraviglioso è quello centrale con doppio giro di archi gotici intrecciati eseguito dal veneziano mastro Buzeta (1334-36). Sotto il rosone sinistro ci sono delle sculture rappresentanti Crocifissione, Madonna in trono con Bambino fra S. Giovanni e Evangelista e un Dottore delle Chiesa, sorretta da una mensola e Cristo Benedicente. Queste sculture, prima del 1823, erano sparse nella parte bassa della facciata ed appartenevano alla chiesa primitiva.
Al centro della fascia, sopra il rosone, nella quale è inciso il titolo del Duomo “ASSUMPTA EST MARIA”, è incastonato un tondo raffigurante, a bassorilievo, un Patriarca (Maestro Giovanni fine sec. XIII). Questo tondo faceva parte, in origine, assieme ad altri due collocati attualmente a sinistra della facciata, di una composizione decorativa unitaria raffigurante i Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe reggenti, simbolicamente in un lembo, la loro progenie.

Sopra le quattro paraste del frontone della facciata, vi sono statue raffiguranti santi o angeli reggenti una patera e un giglio metallico.
Sul lato sinistro della facciata, nella nicchia inferiore vi è la scultura, quasi a tutto tondo, raffigurante Cristo benedicente, (attr. a Maestro Giovanni o alla sua bottega – inizio XIV sec.); ai lati della nicchia, a sinistra, è rappresentato, in un bassorilievo S. Michele mentre regge la bilancia per la pesatura dell’anima del Defunto (lapicida locale – sec. XV) e a destra, vi è il bassorilievo raffigurante S. Caterina d’Alessandria (lapicida locale – sec. XV). Nel riquadro, vi sono sculture a mezzo tondo raffiguranti la Madonna in trono col Bambino, tra S. Giovanni Battista e un Dottore della Chiesa (attr. a Maestro Giovanni – inizio XIV sec.). Nella sovrastante nicchia trilobata, vi è un bassorilievo raffigurante la Crocifissione (prima metà del XIV sec.), ai lati dell’arco trilobato della nicchia, due tondi a bassorilievo raffiguranti i patriarchi già menzionati precedentemente.

Sul lato destro della facciata predomina la scultura ad alto rilievo raffigurante S. Cristoforo, il protettore dei viandanti che sostiene sulla spalla sinistra il Bambino Gesù e con la mano destra un bastone acimato da tre ramoscelli metallici (Maestro Giovanni Griglio e figlio – 1331-1332). La statua è alta sette metri ed è composta di sei blocchi in pietra arenaria. La statua è situata in una nicchia poco profonda nello scomparto destro della facciata; alta sette metri è scolpita a mezzo tondo su sei massi di pietra arenaria. Il gigantesco santo è ricoperto da una tunica fittamente pieghettata e da un manto aperto sulle spalle in due ampie falde. Il braccio sinistro ripiegato parallelamente al busto regge il Gesù Bambino, la mano destra impugna un lungo stelo di pietra con quattro fronte metalliche in cima. Scolpiti su due massi ai lati dei suoi piedi, una sirena, un gambero e alcuni pesci alludono all’acqua del fiume che il santo attraversa.
Nessun dubbio sulla pertinenza del S. Cristiforo a Giovanni Griglio: di questa scultura infatti esiste l’atto di nascita e in un sserie di documenti gemonesi che ne attestano le varie fasi di lavoro attraverso i pagamenti effettuati, negli anni 1331-32, al Griglio e a suo figlio (G. Marchetti, 1964, pp. 55-59).
Questa colossale statua si presenta come un incrocio di astrazione formale e richiami di particolari disionomici, quasi si adeguasse ad un codice operativo non dissimile a quello dell’antico Egitto e si pensi alla singolare somiglianza del nostro San Cristoforo col Chefrene della IV dinastia (da Scultua in Friuli. Il gotico, Carlo Gabersheck, 1980, p. 52).

L’INTERNO

L’aula del Duomo si sviluppa su tre navate, scandite da alti archi gotici e concluse da volte a crociera. Oltre che dalla notevole altezza, la spiccata verticalità dell’interno è determinata dalla contenuta larghezza della navata centrale, poco più ampia delle due navate minori.
La duplice teoria del colonnato, rimasto inclinato coma l’ha lasciato il terremoto del 1976, è stata realizzata nel 1461, quando le colonne di pietra rossa proveniente dalla cava gemonese di Sant’Agnese hanno sostituito le più fitte colonne primitive.
Una ristrutturazione ulteriore fu condotta a metà del 1600, quando il maestro Sebastiano Da Rio realizzò l’altare maggiore a forma di tempietto, diminuendo la profondità del presbiterio con l’eliminazione dell’antica iconostasi e aggiungendo una nuova campata al colonnato dell’aula.
Da notare, nella navata di destra, addossata alla parete di fondo, l’ancona lignea dorata di Andrea Moranzone (1391), andata deteriorata dal fuoco nel 1516 e nel 1638, che rappresenta, a bassorilievo, con 33 episodi dell’Antico e Nuovo Testamento, dalla Creazione del mondo al Giudizio Finale, disposti in quattro piani dentro scomparti divisi da piccole arcate ribassate e lobate.
Troviamo diversi dipinti di maestri di scuola friulana del XVI e XVII secolo, tra cui una Adorazione dei Magi degli inizi del ‘500, molto suggestiva; un’Assunta ed una Natività della Vergine di Eugenio Pini (sec. XVII); una pala di S. Tommaso ed altri dipinti dello svizzero Melchiorre Widmar (sec. XVII).
Addossata alla prima colonna della navata sinistra, una campana fusa sul sagrato nel 1423, che riporta la prima terzina dell’ultimo canto del Paradiso di Dante. “Virgine madre figlia del tuo figlio! Humile e alta più che creatura! Termene fixo delo alto eterno conseglo (MCCCCXXIII)“.
Nella prima cappella della navata destra è posto il Crocifisso quattrocentesco, estratto dalle macerie del terremoto del 1976 ed irrimediabilmente mutilato; esso è divenuto simbolo della distruzione e della rinascita di Gemona.
La seconda cappella, detta “dell’Addolorata”, ospita la Pietà, statua in arenaria dipinta, di arte salisburghese, del primo ‘400.
La terza cappella è quella del Battistero. L’antico fonte battesimale è ricavato da un’ara funeraria romana del I-II secolo d.C., decorato con bassorilievo raffigurante un delfino cavalcato da un genietto alato simboleggiante il “passaggio dell’anima alle isole dei beati”. Sui lati minori sono rappresentati il Battesimo per immersione (a destra) e la Purificazione dell’anima battezzata mentre sul quarto lato è scolpita una copia della scena anteriore (arte locale, secolo X-XI). Vedi anche video: vai a >>>>>>>>>
Numerose altre opere d’arte e dipinti, risalenti per lo più al sec. XVI, contribuiscono a fare del Duomo di Gemona un edificio di grande interesse storico ed artistico.
Nel corso dei complessi restauri (l’intero duomo risulta ora sorretto da una grande ossatura in acciaio e cemento armato completamente nascosta) sono venuti alla luce lacerti di affreschi romanici e gotici abbastanza interessanti.
Nel Sacello di S. Michele e S. Giovanni Battista (quasi cripta del Duomo) affreschi eseguiti nel Trecento dal gemonese Nicolò di Giacomo con Crocifissione e le figure di S. Cristoforo e S. Michele che pesa le anime – vedi allegato: Gemona Duomo Cappella di San Michele
L’organo è opera di Francesco Dacci da Venezia, datato 1774. Le tele nella cantoria sono della fine del Cinquecento di autore ignoto. Le portelle d’organo con Visione d’Ezechiele, Ratto di Elia e Assunzione della Vergine, sono invece opera di Giovanni Battista Grassi e risalgono al 1575.

LA TORRE CAMPANARIA
Si eleva a ridosso della prima cerchia difensiva e fu costruita a più riprese, tra il 1341 ed il 1369, dai figli di Maestro Giovanni: Griglio, Nicolò e Domenico.
La torre tutta di pietra da taglio, raggiunge un’altezza di 50 metri (compresa la guglia conica in cotto). In cima ai due spigoli, campeggiano le statue di S. Nicolò e S. Giovanni Evangelista (seconda metà del XIV sec.).
Sotto la prima cornice marcapiano mostra due mensole antropofomorfe (Adamo ed Eva, sec. XIII).
Prima della cella campanaria, dall’elegante balaustra, numerosi sono gli stemmi dei camerari che si succedettero nell’incarico di amministratori delle opere di costruzione.
L’intero campanile, andato quasi completamente distrutto a causa dei terremoti del 1976, è stato ricostruito in modo anastilotico e filologico, tra il 1984 ed il 1986, a cura della Sopraintendenza (le parti ricostruite sono distinguibili per mezzo di una tavellina in cotto che corre sopra le parti strutturali murarie superstiti).

Info: Via Giuseppe Bini, 33013 Gemona del Friuli Ud – tel. 0432 980608
orario di apertura: 8-12 e 14.30 -18.30; nel periodo estivo fino alle 20.

Bibliografia:
–    AA.VV., Guida d’Italia, Friuli Venezia Giulia, Milano, Touring Club Italiano, 1982, p. 328.
–    M. Vale, Il Duomo di Gemona, Tavagnacco 2002, pp. 14-15.
–    G. Clonfero, Gemona del Friuli- Guida storico artistica, Arti Grafiche friulane, Udine 1994, pp. 57 – 102.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica