La chiesa di Avausa rappresenta l’elemento più significativo dell’assetto urbano e l’esistenza qui di un edificio sacro è documentata a partire dal 1300.
L’attuale edificio venne costruito sul precedente tra il 1580 e il 1605 e serviva le località di Avausa e Prico. La chiesa venne ristrutturata nel XVII secolo e restaurata tra il 1980-1981 dopo essere stata lesionata dal terremoto del 1976.
L’edificio conserva un’ancona lignea attribuita a Giovanni Antonio Agostini che un documento cita come già presente nella chiesa nel 1593, un reliquiario a muro per gli oli santi, un crocifisso ed altre opere del XVI-XVII secolo.
Orientato verso ovest, l’edificio è collocato su un dosso e vi si accede per mezzo di una breve scalinata. Presenta una semplice facciata a capanna con portale e due finestre rettangolari riquadrati in pietra e, più sopra, un oculo circolare.
Il campanile, scostato dalla chiesa, venne ricostruito nel 1866 come indica la data sopra il portale. Presenta pianta quadrata, porta d’accesso ad arco, monofore sui quattro lati della cella campanaria e cuspide a piramide.
La chiesa presenta un profondo presbiterio con abside pentagonale e, sul lato destro è addossata la sacrestia. La muratura è mista in ciottoli e laterizi, intonacata e dipinta di bianco. La copertura è a doppia falda in embrici alla carnica in argilla cotta.
L’interno è ad aula rettangolare con soffitto a vela in stile gotico, separato da costolonature. Sulla destra si apre la porta verso la sacrestia. Al presbiterio di pianta quadrata e rialzato di un gradino si accede tramite arco santo a sesto acuto sul quale una trave lignea sostiene un crocifisso in legno intagliato e dipinto da un ignoto scultore friulano del XVII secolo. Sull’abside, anch’esso con soffitto a costolonature, si aprono due finestre ad oculo. La pavimentazione è a lastre di pietra rettangolari regolare.
L’opera più importante conservata nella chiesa è l’ancona collocata sopra la mensa dell’altare attribuita in via stilistica a Giovanni Antonio Agostini, mancando documenti che ne attestino la paternità. La presenza dell’Agostini in Valle è attestata da un documento datato 1593 che riporta come il curato della chiesa di S. Canciano della vicina Prato veniva invitato a convincere i camerari della sua chiesa a pagare l’Agostini per tre ancone che altrimenti sarebbero dovute essere restituite.
L’altare di Avausa si presenta articolato su due livelli. Il livello inferiore è suddiviso in tre nicchie, separate da colonne rastremate con capitello corinzio. Entro le nicchie al centro la statua della Santissima Trinità, con ai lati di Sant’Osvaldo e di un altro Santo, forse San Vincenzo Ferreri.
Al di sopra il frontone quadrangolare è unito al cassone con volute alle estremità e contiene figure dipinte: al centro la Madonna col Bambino e ad ogni lato la figura di un angelo.

Giovanni Antonio Agostini nacque a Fielis di Zuglio nel 1550 circa ed è documentato come pittore e intagliatore dal 1570 al 1631, anno della sua morte a Udine dove teneva bottega. Ritenuto allievo dell’Amalteo per la pittura e forse di Girolamo Ridolfi per la scultura, è probabile una sua formazione in ambito veneziano. Le sue opere pittoriche, delle quali sono pervenuti diversi esemplari, ripetevano modelli precedenti probabilmente per soddisfare i committenti dei piccoli centri periferici dove non erano gradite le novità.
Come scultore il suo nome compare solo sull’altare maggiore realizzato nel 1603 per la chiesa di Formeaso. Negli ultimi anni a lui sono state attribuite altre ancone e statue isolate. I suoi altari lignei, pur mantenendo le strutture architettoniche tipiche della fine del Cinquecento contengono sculture dalle forme aggiornate e di qualità esecutiva di alto livello tanto che da alcuni autori è considerato come il migliore intagliatore della sua epoca presente in Friuli.
Per altri autori le opere scultoree della bottega dell’Agostini vennero in realtà realizzate da un abile collaboratore relativamente al quale sono stati fatti i nomi del feltrino Francesco Terilli (1552 circa – 1633) e di Gerolamo Paleario (notizie dal 1599 al 1622), entrambi contemporanei dell’Agostini e come lui formatisi a Venezia.

La chiesa conserva altre due opere di pregevole fattura: un reliquiario a muro ed il paliotto dell’altare maggiore. Il reliquiario a muro è collocato nel presbiterio a sinistra dell’altare maggiore ed era destinato a coprire la nicchia che conteneva gli oli santi. Lo sportello ligneo è ornato da una cornice riccamente intagliata e dipinta. Il tabernacolo porta incise al centro della cimasa la sigla A. G. A. B. F. e la data 1670.
Tuttavia il decoro che caratterizza la cornice del reliquiario riprende quello della fascia di corolle racchiuse dentro una doppia cornicetta di perline e palmette, tipicamente cinquecentesca, intagliata e dipinta presente nel paliotto dell’altare maggiore e, per questo motivo, sono ritenute entrambe cinquecentesche nonostante la data 1670 riportata sul tabernacolo.
A sinistra dell’altare maggiore è appesa una croce in legno con i simboli della passione realizzata nel XVIII secolo ed alla stessa epoca risale un secondo piccolo crocifisso in legno piuttosto alterato.
Alla parete destra è appeso un dipinto in olio su seta datato 1615 e realizzato da un ignoto pittore friulano. Recentemente restaurato e custodito in una teca di vetro, mostra la Santissima Trinità tra due santi su un lato ed una serie di santi sull’altro.
Sulla parete sinistra vi è un dipinto raffigurante la Santa Trinità e Santi del XVI secolo di ignoto pittore di area germanica, ai due lati dell’arco santo su mensole si vedono due statue, a sinistra una Madonna con bambino in legno dorato e dipinto e a destra una raffigurante Gesù in gesso dipinto, entrambe del XIX-XX secolo. L’acquasantiera a muro risale al XVII-XVIII secolo mentre in sacrestia è conservato un armadio intagliato del XIX secolo.

Fonti:
– Fantin Enrico. Le opere d’arte nelle chiese in Fantin Enrico, Tirelli Roberto Una vallata da conoscere: la Val Pesarina Edizione La Bassa 2000
– Giusa, Antonio e Villotta, Michela Prato Carnico. Itinerari e ricerche. [Villa Manin, Passariano]: Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, c1994
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990
– Marchetti Giuseppe Altari lignei friulani del tardo Cinquecento In: Sot la nape, a.13 (1961), n.1
– Marchetti Giovanni Antonio Agostini Pittore e scultore in Sot la nape, a. 8, n. 2 (marzo-aprile 1956)
– Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano. 1956 – Avausa Altare di G.A. Agostini p. 108 Tav. 165
– Pastres Paolo Seicento e Settecento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Pastres Paolo La scultura lignea rinascimentale nell’Alto Friuli: sulle tracce dei protagonisti In: Sot la Nape, a. 60, n. 2 (Avrîl-Jugn 2008), p. 5-12.
– Villotta Michela L’altaristica lignea nel canale di San Canciano. Viaggio alla ricerca delle tracce lasciate da intagliatori e indoratori fra ‘500 e ‘700 in Giusa Antonio e Villotta Michela Prato Carnico. Itinerari e ricerche [Villa Manin, Passariano]: Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, c1994 (Pag. 6)

Siti internet:
– Chiese italiane https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=68690
– Dizionario biografico dei friulani https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/agostini-giovanni-antonio/

Info: Avausa 10, 33020 Avausa UD
la Chiesa è aperta in occasione delle funzioni.

Data ultima verifica: maggio 2023

Autore: Marina Celegon

 

 

 

Galleria immagini: Marina Celegon

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza