Il tratto di acquedotto visibile sulla destra all’inizio del sentiero che partendo dall’abitato di Bagnoli Superiore attraversa la Val Rosandra fa parte del complesso realizzato alla metà del I secolo d.C. per convogliare le acque del torrente Rosandra dalla fons Oppia (ai piedi del monte Carso) alla città di Tergeste, lungo un percorso di circa 17 km scavato nello strato marnoso-arenaceo.  L’acquedotto correva intorno alle colline fino all’odierna piazza Cavana.
All’interno il canale fatto di mattoni era profondo 160 e largo 55 cm, il che permetteva un flusso giornaliero di ben 5800 metri cubi d’acqua.
È tuttora visibile una porzione del canale (specus) costruito con pietre squadrate e laterizi, rivestito al suo interno da malta idraulica (opus signinum).
La conduttura era caratterizzata da una copertura a volta o piana e da pozzetti d’ispezione (lumina) aperti a distanze irregolari.
In età tardo-antica l’acquedotto cadde in disuso, come si evince dalla presenza di alcune tombe che utilizzano il canale per la deposizione dei defunti.
Un tratto particolarmente ben conservato della stessa struttura è visitabile anche a pochi chilometri, presso l’antiquarium di via Donaggio 17 a Borgo S. Sergio.
Menzionato per la prima volta da G.B. Francol nel 1689, venne considerato da Ireneo della Croce ed esaminato in maniera sistematica da Pietro Nobile, che rilevò ben 46 sezioni.
Gli studi più approfonditi si devono a Fiorello de Farolfi (1975-1976), che restituì il tracciato fino a Trieste per uno sviluppo complessivo di circa 17 chilometri.
Numerosi sono i segmenti del manufatto rilevati nel corso del tempo, in particolare nel tratto iniziale della Val Rosandra, dove correva lungo la sponda sinistra del Torrente omonimo. L’infrastruttura si conserva a partire da circa 70 metri a sud della fonte: essa è realizzata in muratura di pietrame legato con malta, con canale (specus) rivestito al suo interno da malta idraulica e copertura a volta.
In corrispondenza di Bagnoli Superiore oltrepassava il corso d’acqua per poi procedere lungo la sponda destra del torrente fino a Bagnoli della Rosandra (questo tratto non più visibile). Il suo percorso è stato identificato in più punti della frazione anche in tempi recentissimi in occasione della costruzione di una struttura ricettiva lungo il lato ovest della piazza. Da qui si spostava verso occidente per poi correre lungo il versante orientale del Monte Usello: un segmento lungo quasi 500 metri venne distrutto in occasione della costruzione dell’allora Grandi Motori. Un altro tratto, oggi valorizzato, è stato scoperto nel 1976 a Borgo San Sergio (Antiquarium di via Donaggio 17).
L’infrastruttura si conserva anche in elevato con la copertura per numerosi tratti.

Info:
San Dorligo della Valle – Dolina – Val Rosandra
Email:  sabap-fvg@beniculturali.it
Telefono: 040-4527511  –  040-4261434   (Soprintendenza)
Sito web: http://www.riservavalrosandra.it

Scoperto un nuovo tratto dell’acquedotto romano che portava l’acqua a Tergeste.
A San Dorligo della Valle i nuovi restauri dell’acquedotto romano della Val Rosandra hanno fatto emergere un nuovo tratto della struttura romana: nel mese di aprile sono infatti proseguite le indagini degli archeologi nella frazione di Bagnoli Superiore, necessarie per preparare i lavori di messa in sicurezza del versante roccioso che si trova sopra la strada verso Bagnoli centro. ..
L’acquedotto, risalente alla metà del I secolo dopo Cristo, in antico portava le acque del torrente Rosandra dalla fonte Oppia fino a Trieste, lungo un percorso di 17 chilometri. Smise di compiere le sue funzioni nel Medioevo.
Il tratto riemerso è stato scoperto sotto uno strato di terreno, ed è lungo quasi cento metri. È la prima volta che un segmento così lungo dell’acquedotto viene indagato scientificamente (anche se in passato già altri brani della struttura erano stati scoperti: alcuni di essi, peraltro, sono stati lasciati a vista, come quello della Riserva della Val Rosandra o quello dell’Antiquarium di Borgo San Sergio a Trieste).
Si trova in ottimo stato di conservazione, circostanza che ha permesso di acquisire numerose informazioni su questo importante manufatto idraulico: per quanto riguarda il nuovo tratto, si è compreso che nel Medioevo fu usato come fondazione per la costruzione di un edificio.
Quest’ultima scoperta è decisamente rilevante perché la scoperta di un edificio che si inseriva in modo trasversale rispetto all’opera di canalizzazione è una novità per quanto riguarda i fenomeni di riutilizzo di questa struttura: per la costruzione dell’edificio erano state demolite le spallette e sfruttato il fondo della struttura antica.
Gli studiosi hanno riconosciuto un unico vano (di 5 metri per 4,50, almeno nelle dimensioni che si sono conservate), con muratora in ciottoli arrotondati, senza legante, e una pavimentazione in pietrame arrotondata: al vano si accedeva con uno scalino, perché collocata a un livello più basso rispetto all’esterno. Si pensa che questo edificio (del quale si è riconosciuto anche un probabile percorso di accesso, oltre a una base di focolare) risalga all’ultimo quarto del XIV secolo: la datazione si è ottenuta analizzando frammenti di ceramica da fuoco ritrovati nell’edificio. Non è invece nota quale fosse la destinazione d’uso della costruzione: di sicuro non era un edificio residenziale, ma più probabilmente una postazione di controllo della viabilità locale, collegata al castello di Moccò che si trova poco sopra. Secondo un’altra ipotesi, potrebbe invece trattarsi di una fabbrica legata ai numerosi mulini che nel Medioevo abbondavano lungo il torrente Rosandra.

Fonte: www.finestresullarte.info, 9 mag 2020

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza