E’ conosciuto come castelliere protostorico fin dai primi del ‘900 e si e preservato nelle sue forme grazie al campo di calcio creato al suo interno.
In questi ultimi anni e stato oggetto di alcuni sondaggi con il recupero di materiale ceramico e di un inumato del XV sec. a.C.
Con i castellieri di Galleriano di Lestizza e di Savalons di Mereto di Tomba, è, questo, uno dei tre soli esempi di villaggi fortificati sorti in pianura, ed è l’unico che conservi pressoché intero il suo circuito difensivo: un argine, largo oltre 20 m e alto circa 3,50, che descrive una pianta rettangolare.
Questa straordinaria struttura, che trova confronti solo al di là delle Alpi, è stata indagata dall’Università di Udine dal 2004 al 2006. La sezione condotta presso il vertice nord del terrapieno, dove era ubicata una porta d’accesso, ha permesso di individuare il più antico sistema di difesa: un terrapieno di terreno argilloso di modeste dimensioni (largo circa 6 m e alto 0,90-1,00 m), munito di fossatello esterno.
Inserita in questo nucleo antico fu scoperta nel 2004 una sepoltura di inumato. In base ad un’analisi al C14 eseguita nel 2005 su un campione di osso, si è ritenuto che la prima fortificazione potesse risalire intorno al 1700 a.C., tra la fine dell’antica età del bronzo e l’inizio della media. Più recentemente (estate 2006), grazie ai risultati di nuovi test condotti su ossa di altri inumati rinvenuti all’interno delle più antiche difese, l’impianto originario del castelliere ha potuto essere retrodatato ad una fase non molto inoltrata dell’Antico Bronzo (intorno al 1900 a.C.).
Tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente (dal 1700 al 1200 ca. a.C.), il piccolo terrapieno originario fu a più riprese potenziato con cassoni lignei riempiti di ghiaia e argilla, rinforzato e ampliato sui due versanti e completato all’esterno da un secondo e infine da un terzo, ben più ampio, fossato.
La grande antichità della fondazione, la presenza di tombe ai margini dell’abitato e l’alto valore simbolico – di protezione della comunità – della loro ubicazione presso una porta d’ingresso fanno di Sedegliano un sito di eccezionale rilevanza nella protostorica del Friuli.

Fonte: Sito internet dell’Università di Udine, Dipartimento di Preistoria e Protostoria.

Info: sempre visibile – Via del Castelliere, 48, 33039 Gradisca di Sedegliano – UD

Bibliografia:
– P. CASSOLA GUIDA, S. CORAZZA, Sedegliano (UD). Scavi nel castelliere (2006), in Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, 1/2006, Trieste 2007, pp. 164-166.
– Paola Cassola Guida, Susi Corazza, Dai tumuli ai castellieri: 1500 anni di storia in Friuli (2000-500 a.C.) – IV,2006: Dai tumuli ai castellieri
Vedi anche:
– AA.VV. La vita quotidiana nei villaggi protostoriciLa vita quotidiana a cura di Federica Zendron, Francesca Ciroi, Susi Corazza, Giovanni Tasca.
Castelliere Sedegliano

Leggi anche:
Il castelliere di Gradisca di Sedegliano è tra siti fortificati protostorici del Friuli meglio conservati. Si trova lungo la strada comunale che da Sedegliano conduce a Gradisca, a circa 600 metri da Sedegliano, nei pressi della carreggiata.
Di questo castelliere si era già occupato brevemente il Canciani nel 1785. Nel 1872 E. Barbarich ne aveva tracciato un disegno schematico; successivamente il Tellini esegue il rilevamento e disegno, riportato poi negli scritti postumi del De Gasperi; negli anni Quaranta il Quarina effettua un ulteriore rilievo, notando la scomparsa di quattro insellature sugli argini (una sul lato N-O, due sul lato S-E, una al vertice S) ancora presenti al tempo dal Tellini.
Il castelliere si caratterizza per la regolare pianta rettangolare e gli angoli orientati secondo i punti cardinali. L’altezza media dell’aggere è di quattro metri. Allo stato attuale presenta un unico varco di accesso all’angolo Nord, aperto nel XX secolo per permettere l’accesso ai mezzi agricoli. Lo Sbaiz, studioso locale, riteneva che in origine vi dovesse essere un unico accesso presso l’angolo Sud (1924, pp. 3-4 ).
In occasione dell’apertura del varco Nord sempre lo Sbaiz riferisce che “si rinvennero, oltre a poche ossa umane e senza alcuna traccia di ferro, una fibula, due borchie in bronzo e una lunga spilla d’oro di lavorazione nettamente etrusca. Le tre prime potevano osservarsi nella collezione archeologica del museo civico di Udine fino all’invasione austriaca del 1917” (1924, pp. 3-4).
Ulteriori scavi occasionali furono realizzati negli anni passati. Gli oggetti rinvenuti in questa occasione sono si riferiscono in gran parte ad un periodo compreso tra il VI-V sec. a.C. e le prime fasi della romanizzazione. Tra gli oggetti in bronzo, conservati presso il Museo di Udine, figurano un’armilla decorata a linee incise, un bracciale con un piccolo anello, due frammenti di armilla con linee incise, un’armilla a spirale, diversi frammenti di una o più fibule ad occhiali, una fibula a doppio riccio incompleta, tipo Certosa, un frammento di fibula tipo La Tène, un ago con dischetto (cfr. Museo di Udine, nn. inv. 854-5, 859-60, 862-3, in ANELLI 1954-1957, pp. 26-8).
sedeglianoNel settembre 2000, ad opera della Soprintendenza sono state aperte quattro trincee di scavo. I due saggi condotti all’interno dell’abitato hanno dato poco esito perché il terreno risultava ampiamente intaccato da interventi moderni. In un solo caso si sono potute identificare buche di palo contenenti frammenti di ceramica, generalmente databili tra il Bronzo Medio e l’inizio del Bronzo Recente. Invece, le due trincee tracciate in modo da intaccare il fronte interno dell’aggere, hanno consentito di identificare la fase di fondazione della cinta difensiva. In principio, tra la fine del Bronzo Medio e gli inizi del Recente (XV-XIV sec.a.C.), il villaggio doveva essere circondato da una fortificazione provvista all’interno di un fossato, largo circa 2 metri, al cui centro correva una (semplice) palizzata lignea (fissata da riporti di terreno). Successivamente (nel corso del Bronzo Finale) fu potenziato il terrapieno (aggere), costeggiato nel versante interno da un nuovo fossato, anch’esso largo circa 2 metri (CORAZZA 2000, cc. 645-8).
sedeglianoLe strutture dell’abitato non si riescono ad identificare perché la stratigrafia antica è stata pesantemente intaccata da interventi di epoca moderna.
I materiali recuperati nel corso degli scavi più antichi indicano che il sito fu frequentato anche durante la II età del ferro e nel corso della prima romanizzazione. A tale proposito è rilevante l’associazione di una fibula Certosa di tipo tardo (diffusa a partire dal VI sec. a.C.) con una di tipo Kastav, variante Idrja della seconda metà del III sec. a.C. (BUORA 1991, pp. 138-40).
Attualmente all’interno del castelliere si trova un piccolo campo di calcio, con annesse alcune strutture sportive. Il versante interno del terrapieno è strutturato a gradoni che, ai tempi del Quarina, ospitavano filari di gelsi, mentre adesso costituiscono una sorta di “gradinata” erbosa per il pubblico che assiste alle gare di calcio.

Bibliografia:
Anelli 1954-1957, pp. 26-8; Buora 1991, pp. 123-55; Candussio 1985, pp. 158-9; Càssola Guida – Montagnari Kokelj – Ruaro Loseri 1984, p. 58; Càssola 1981, pp. 15-16; Càssola Guida, Vitri 1984, pp. 189-91; Cividini 1997, pp. 9-10; Corazza 2000, cc. 645-8; Dreosto 1994, pp. 246-7; Miotti 1981, pp. 302-3; Quarina 1943, pp. 56-7; Rinaldi 1967, pp. 16-20; Rinaldi 1985, p. 19; Sbaiz 1924, pp. 3-6; Schmiedt 1970, X, 2; Tagliaferri 1986, pp. 158-9.

Fonte:
DVD – Terra di Castellieri – Archeologia e Territorio nel Medio Friuli – Sezione B – L’età protostorica, SIAE – cre@ttiva 2004

Storia dell’insediamento:
Il castelliere era difeso inizialmente da una cinta di dimensioni modeste che nel tempo fu ampliata più volte fino a renderlo imponente. La data d’inizio costruzione (età del Bronzo Antico) risulta dalle analisi fatte su alcuni scheletri ritrovati in tombe poste al centro del terrapieno più antico.
La prima fortificazione non è granchè: un terrapieno alto 1,20 m. e largo 7,5 m. protetto ai due lati da una palizzata di tronchi acuminati e da due fossi. Un’opera impegnativa per i mezzi e la scarsa popolazione del tempo. Vicino alla porta d’ingresso vengono seppelliti dei corpi, forse a ulteriore difesa, affinchè i loro spiriti proteggano gli abitanti. Forse sono gli stessi fondatori del villaggio. Come facciamo ancor oggi con le lapidi, sopra le tombe viene messo un segno per poterle individuare. Perchè? Per togliere il cranio ai morti molto tempo dopo il loro seppellimento, al fine di tenere ancora vivo, con nuovi rituali, il culto degli antenati.
Il primo ampliamento: tra il XIV ed il XIII sec. a.C. la difesa del castelliere è notevolmente potenziata. Viene innalzato e l’interno è modellato a gradoni realizzati mediante cassoni di legno riempiti di terra e ghiaia per dar loro più stabilità e resistenza. Più file di palizzate vengono poste a vari livelli sul pendio per rednere l’assalto il più arduo possibile mentre, alla base, un largo e profondo fossato rende il villaggio pressochè inespugnabile. Sul colmo, un lungo camminamento protetto permette la corretta serveglianza. L’aggere ora è alto 2 m. ed ha una profondità di 13 m. In più ci sono i pali aguzzi a dissuadere gli assalitori.
Il secondo ampliamento: intorno alla prima metà del XII sec. a.C. c’è un ulteriore rafforzamento della cinta di difesa del villaggio. La modifica è radicale e dettata dalla necessità di una maggiore sicurezza. Innanzitutto il terrapieno viene ampliato fino a raggiungere i 3,2-4 m. di altezza e 22 m. di larghezza. Per impedire lo scivolamento della terra, sul precedente pendio vengono disposti cassoni di 2 m. di lato, concatenati e riempiti di terra e ghiaia. Cassoni vengono posti anche sul camminamento del colmo protetto da una palizzata. Cassoni scalari, inoltre sono posti anche all’interno tanto che, ancor oggi, sono ben percepibili i dislivelli che formarono. Le palizzate che, nella fase precedente erano poste sul declivio ora vengono spostate nel nuovo e ampio fossato profondo 2,20 m. e largo almeno 15 m. Una fortezza possente per quel tempo, della quale ora rimane, ben conservata, l’imponente cinta mentre leggeri avvallamenti ci ricordano il grande fossato.

Bibliografia:
– AA.VV., Cjastelirs, Tumbaris, Mutaris … viaggio tra i contadini-guerrieri di un Friuli protostorico, Comune di Mereto di Tomba, Alessandro D’Osvaldo Editore, 2018
– AA.VV. La vita quotidiana nei villaggi protostorici: La vita quotidiana nei villaggi protostorici a cura di Federica Zendron, Francesca Ciroi, Susi Corazza, Giovanni Tasca.

Vedi anche: L Quarina, Castellieri e tombe a tumulo in prov di Udine

Vedi anche: https://www.protostoriainfriuli.it/siti/castelliere-di-sedegliano/

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza