
Lo scavo di Canale Anfora ha restituito un’immensa quantità di frammenti di anfore databili tra la fine del I e il IV secolo.
Lo studio delle singole produzioni ha permesso di ricostruire un quadro molto articolato delle importazioni ad Aquileia.
Le anfore di origine italica, destinate allo smercio di vino, olio e in parte dei prodotti della lavorazione del pescato, sono le più numerose. Quasi altrettanto abbondanti sono, però, i contenitori provenienti dal Mediterraneo orientale: dalle isole dell’Egeo, dalle coste della provincia d’Asia, dal Ponto e dalla Siria e dalla Cirenaica venivano importati soprattutto vini pregiati, molti dei quAli sono nominati dalle fonti antiche, ma anche allume e frutta.
Olio, prodotti della lavorazione del pesce e vino provenivano anche dall’Africa, le cui importazioni si intensificano soprattutto nel IV secolo.
Minoritarie e destinate ad un mercato di èlite, sono le merci originarie della penisola iberica, da cui si importavano soprattutto prodotti della lavorazione del pescato, poco olio e vino.
Leggi tutto nell’allegato:
Canale Anfora: uno spaccato sulle importazioni di alimenti ad Aquileia tra I e III sec. d.C., a cura di Rita Auriemma, Valentina Degrassi, Dario Gaddi, Paola Maggi: Canale Anfora in: AA.VV. L’alimentazione nell’antichità. Atti della XLVI Settimana di Studi Aquileiesi, a cura del Centro di Antichità AltoAdriatiche, Aquileia 2015 – Vol. LXXXIV
Vedi anche: Giulio Simeoni, Susi Corazza, Elisabetta Borgna. Insediamento e territorio prima della storia i progetti in corso nell’area aquileiese in Quaderni friulani di Archeologia, n. XXX 2020
Vedi anche:
Il Canale Anfora è un imponente infrastruttura che gli studi attribuiscono già alle prime fasi di vita della colonia di Aquileia.
Orientata come la centuriazione, di una lunghezza di oltre cinque chilometri, ebbe un ruolo di grande rilievo nell’ambito delle operazioni di bonifica e di regolamentazione idrica e nel quadro dei trasporti per via d’acqua. Sulla base dei dati acquisiti nel corso del tempo è stato possibile verificare il suo progressivo allargamento verso il mare, con una pendenza costante per il deflusso delle acque: doveva risentire del flusso di marea ed è stato calcolato che la quota del medio mare fosse inferiore di quella attuale di circa 140/120 cm. Gli interventi più recenti editi in un’opera monografica (2004-2005) hanno acquisito dati significativi sulla cronologia del tratto a est del Fiume Terzo: questo segmento, almeno nell’area indagata, è risultato essere stato realizzato nel corso del I sec. d.C. (età flavia?) e sembra essere stato disattivato alla fine del III-inizi del IV secolo d.C.
Già noto da una sezione del 1762 e da una successiva nota di Girolamo Asquini (1820), il canale antico è stato rilevato a più riprese anche tramite indagini stratigrafiche avvenute nel 1988 e tra il 2005-2006, che hanno verificato la sua continuazione a est del Fiume Terzo fino a ridosso del centro urbano.
Questo segmento dell’infrastruttura risulta oggi interrato, anche se ne rimane l’evidenza in fossi e in limiti di campi, mentre buona parte del suo corso assume oggi la configurazione di un canale arginato ancora funzionante per lo scarico delle idrovore. Si qualifica quale marcato segno percettivo in un ambito a forte matrice rurale, dominato dal susseguirsi di campi coltivati a ridosso del cordone lagunare: per questa specificità nell’ambito del Piano Paesaggistico Regionale è stato riconosciuto quale ulteriore contesto ai sensi dall’art.143, lett. e) del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (tratto ancora oggi visibile).
Le dimensioni accertate nel corso degli interventi risultano molto variabili: la larghezza di 16 metri è stata verificata a ridosso del centro urbano nel saggio del 1988, quella di 25 metri è stata misurata circa a 1750 metri a ovest del F. Terzo, mentre la larghezza di 30 metri è stata riconosciuta in prossimità dell’idrovora della Casa dell’Ospitale. Presso la curva terminale, in continuità con il rettifilo in direzione della costa (il tratto terminale, in antico sfociante in mare, è stato interrato negli anni Trenta del Novecento a seguito di interventi di bonifica), l’opera, lastricata sul fondo, si è rivelata essere di una larghezza pari a ben 40 metri.
Gli interventi più recenti hanno definito le modalità costruttive, con sponde rinforzate da pali lignei piantati nell’argilla, di sezione circolare e quadrata, e hanno consentito il recupero di un grande frammento di imbarcazione di legno cucita, che va ad aggiungersi ai frammenti già recuperati nel 1988 (scavi L. Bertacchi).
Nell’area a ridosso del canale (a sud e a nord) sono state effettuate sistematiche prospezioni di superficie (Progetto S.A.R.A. della Soprintendenza FVG), che hanno consentito di verificare l’esistenza di un fitto affioramento di materiale archeologico (a sud), anche in corrispondenza di un edificio a probabile carattere commerciale servito dal passaggio di una strada (scavi Brusin 1938-1939 in località Paludo Marzo); lungo l’argine settentrionale il materiale di superficie si concentra invece in zone ben delimitate, eloquenti della presenza di probabili strutture a carattere abitativo di età altoimperiale (Casa Sterpat).
Bibliografia:
– Bertacchi L., Presenze archeologiche romane nell’area meridionale del territorio di Aquileia, in Antichità Alto Adriatiche, Udine 1979, 15
– Schmiedt G., Contributo della fotografia aerea alla conoscenza del territorio di Aquileia, in Antichità Altoadriatiche, 1979, 15
– Bertacchi L., La Venetia orientale, in La Venetia nell’area padano-danubiana, Padova 1990
– Maggi P./ Oriolo F., Dati d’archivio e prospettive di ricerca e prospezioni di superficie. nuove pr per il territorio suburbano di Aquileia, in Antichità Altoadriatiche XLV.
– Archeologia senza scavo. Nuovi metodi di indagine per la conoscenza del territorio antico, Atti della XXVIII Settimana di Studi Aquileiesi (Aquileia, 25-28 aprile 1997), 1999, XLV
– Maggi P./ Oriolo F., Gli spazi esterni alla città,, in Moenibus et portu celeberrima. Aquileia, storia di una città, Roma 2009
– Oriolo F., La trasformazione del territorio. La terra strappata all’acqua e le vie di comunicazione, in Aquileia patrimonio dell’umanità, Udine 2010
– Materiali per Aquileia. Lo scavo di Canale Anfora (2004-2005) (Scavi di Aquileia IV), Trieste 2017
Fonte:
https://patrimonioculturale.regione.fvg.it