Il sito, esteso su una superficie molto vasta, è tagliato in due dalla Via Levaduzza.
Presenta quattro aree di concentrazione di materiale: le tre di dimensioni maggiori restituiscono abbondante materiale archeologico, tra cui soprattutto laterizi, conci di calcare e tessere musive; la quarta è invece costituita da cinque piccole aree di concentrazione immerse in un terreno a matrice scura, in cui prevalgono frammenti di ceramica, di anfore e laterizi.
I reperti recuperati sono in parte conservati nel Museo dello Stella, in parte nell’Antiquarium di Carlino e in parte presso privati.

Nel sito va ipotizzata la presenza di una villa con piccoli ambienti esterni annessi alla proprietà. La particolare distribuzione dell’affioramento e la sua peculiarità nel quadro delle altre presenze archeologiche della zona potrebbe però far pensare che si tratti in realtà di un piccolo villaggio, risalente al periodo tra la fine del I sec. a. C. e la fine del I sec. d.C.
Tra i materiali recuperati vi sono anfore di produzione italica tipo Lamboglia 2, tegole bollate marchiate C. ARATRI; C. IVLI AF[RICANI] e Q. CLODI AMBROSI.

Bibliografia:
P. Maggi, F. Prenc
– Cargnelutti C., Contributo per un catalogo dei bolli laterizi aquileiesi. Seconda parte, in “Ad Undecimum. Annuario 1993“, San Giorgio di Nogaro (UD) 1994, 7

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza