Il territorio posto tra il Tagliamento e le sorgenti del fiume Sile appena sotto la linea delle risorgive è stato oggetto già a partire dalla preistoria di intensa frequentazione, testimoniata da un notevole numero di affioramenti nelle aree dei comuni di Casarsa, San Vito al Tagliamento e Sesto al Reghena.
La villa de Versia oggi Versutta (dal latino vertere = voltare/ girare con riferimento alle varie anse della roggia Versa a monte del paese, o dal rio omonimo oggi scomparso che vi confluiva) è citata per la prima volta nella bolla di papa Urbano III del 1186 con la quale il pontefice confermava a Gionata, vescovo di Concordia, le prerogative temporali includendo anche la corte di San Giovanni, soggetta a investitura feudale e le sue pertinenze estese dal piccolo nucleo abitato di Versutta fino a Casarsa.
Versutta, appartenente alla contea di Prodolone, rimase sottoposta al potere civile dei conti Colloredo – Mels insieme a San Floriano fino al 1416, anno in cui venne acquistata da Thano Altan di Salvarolo. La nobile famiglia residente a San Vito ottenne quindi il giuspatronato sulla chiesetta di Sant’Antonio come testimoniano le insegne nobiliari sulle paraste che inquadrano l’affresco di Santa Lucia nel presbiterio.
Tutto il territorio ebbe a patire le scorrerie dei Turchi che invasero le campagne del Friuli una prima volta nel 1477 incendiando e saccheggiando le ville di San Giovanni, San Floriano, Sile e portando con sé molti prigionieri e nuovamente nel 1499; eventi di cui rimane memoria nelle cronache e nell’iscrizione, oggi in Santa Croce di Casarsa, ma in origine nella chiesa della Beata Vergine delle Grazie fatta erigere dagli abitanti per lo scampato pericolo al quale Pasolini si ispirò per la redazione dell’opera teatrale I Turcs tal Friúl.
Delle chiesette campestri comprese nel territorio e dipendenti dalla parrocchia di San Giovanni, Sant’Antonio abate di Versutta è senza dubbio la più antica come attestano le fondazioni del primitivo oratorio risalenti al X-XI secolo (immagine).
I lavori effettuati nel 1991 hanno messo in luce i resti di un edificio ad aula rettangolare di dimensioni ridotte rispetto all’attuale e dotato di abside semicircolare; situazione modificata nel corso del XIV secolo con l’ampliamento della fiancata a nord e nel secolo XV con l’aggiunta del nuovo presbiterio ad abside poligonale.  Alla metà del Trecento – periodo al quale vanno datati gli affreschi dell’aula e quelli esterni della parete sud – si fa risalire l’impianto costruttivo.
L’esterno con tetto a capanna sormontato da bifora campanaria dovuta a rimaneggiamenti posteriori, presenta in facciata e lungo i fianchi un motivo a dentelli in cotto e ad archetti lungo il presbiterio (prima metà del XV secolo).
Sopra la porta centrale un’edicola timpanata ospita nella nicchia la statua del titolare Sant’Antonio abate (vedi immagine), opera dello scultore ticinese Carlo da Carona (1480 ca.-1545) intorno al quarto decennio del Cinquecento, realizzata secondo i tradizionali canoni nello spirito di una austera religiosità.
All’esterno, gli affreschi trecenteschi presentano la Madonna in trono che allatta il Bambino, San Cristoforo e un Sant’Antonio abate giusto leggibile. Poco significativi altri piccoli brani emersi a seguito del restauro (mano alzata e aureola di un santo, ricche vesti di un personaggio a mani giunte, forse un donatore) che con altri lacerti attestano di una più estesa decorazione.
Un’ampia decorazione ad affresco della prima metà del Quattrocento interessa la zona presbiteriale (sottarchi, volta a crociera, parete absidale, lunette settentrionale e meridionale).
L’intradosso dell’arcosanto ospita busti di Apostoli e Santi (riconoscibili San Giovanni, San Pietro, San Paolo e San Gregorio papa) entro cornici mistilinee potenziate e integrate con campiture a tralci vegetali. Identici decori contornano le Sante del secondo sottarco che introduce alla parte absidale, ove sono collocate le Sante Dorotea, Caterina di Alessandria, Barbara e Margherita con i rispettivi attributi e simboli del martirio (cestino di fiori, ruota, torre, drago).
Nelle vele della volta suddivisa da costoloni decorati a motivi vegetali e losanghe, diafane figure angeliche emergenti dai peducci delle vele sorreggono formelle trilobate dai lobi espansi entro le quali sono campiti gli Evangelisti seduti in cattedra, intenti alla scrittura dei Vangeli (1440 ca.).
Sulla parete absidale l’Incoronazione della Vergine, mostra Cristo nell’atto di porre la corona sul capo di Maria, mentre alle spalle tre figure angeliche biancovestite dalle ali iridate in delicato contrappunto cromatico sostengono un lungo drappo verde a guisa di baldacchino. Soggetto più volte presente nel territorio concordiese (abbazia di Sesto al Reghena, duomo di Spilimbergo, Madonna della Tavella a Fiume Veneto, San Floriano a Polcenigo), l’Incoronazione di Versutta si impone per eleganza e finezza cromatica.
Nelle vele della cuba ai lati dell’Incoronazione (1440 ca.), entro tondi appaiono due eleganti Angeli intenti a suonare il liuto e il violino; nel retrocoro, altri due, ritratti di profilo, dalle forme allungate e dalla lunga veste bianca, impugnano una tromba. La presenza di strumenti musicali è indice della diffusione della cultura musicale nel XV secolo presso le classi colte e nello specifico di quella sanvitese.
Il partito decorativo del presbiterio prosegue sulle lunette cui sono affidati alcuni momenti della vita del santo titolare. Nella lunetta meridionale, nonostante l’apertura di una finestra, è ben leggibile la suggestiva e alquanto surreale scena, ambientata contro uno sfondo roccioso, del Trasporto del corpo di Sant’Antonio abate (immagine), il quale più che sostenuto dal confratello, pare levitare nell’aria mentre due monaci ne attendono l’arrivo sulla porta del convento.
Gli affreschi della parete settentrionale del coro propongono il soggetto delle Tentazioni di sant’Antonio nettamente percepibile nonostante le lacune. Seguono altri episodi frammentari: un Sant’Antonio benedicente in vesti vescovili affiancato da monaci in preghiera (immagine); l’interno di un edificio sacro ad archeggiature con monaci che assistono ad un evento e, sempre entro quinte architettoniche, un giovane orante in primo piano con altri personaggi sullo sfondo.
Pesantemente ridipinto sulla parete destra di imposta dell’arcosanto è un Sant’Antonio abate in cattedra (immagine) che ha ai piedi alcuni donatori in preghiera, forse dovuto al pittore-decoratore casarsese Giuseppe Peloi.

Vedi una descrizione più dettagliata: https://guidartefvg.it/elenco/la-chiesa-di-santantonio-abate-di-versutta/

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza