La grotta si apre, con un bellissimo portale, all’orlo di una dolina rocciosa ed il suo primo tratto è costituito da un’ampia galleria, la quale ha conservato in modo stupendo le caratteristiche dell’imponente inghiottitoio che un tempo doveva essere; tale galleria termina in una cavernetta, dal suolo terroso, e poco prima di arrivare qui è possibile raggiungere, con una facile arrampicata, un ramo superiore, dove la volta diviene altissima e dove si possono ammirare le prime stalagmiti.
Poco più avanti la cavità riprende ad avere la morfologia che aveva nella parte iniziale e, sulle pareti in particolare, sono evidenti delle marcate incisioni che testimoniano l’antica attività idrica.
Disceso uno scivolo, facendo attenzione perchè ci sono pochi appigli, la galleria prosegue meno ampia, caratterizzata da abbondanti concrezioni e da gruppi di colonne; una caverna complessa, divisa da un altro piccolo salto, segna la fine della cavità, che è una delle più interessanti per lo studio della paleoidrografia carsica.
“Resti preistorici, evidentemente trascinati dalle acque… sono stati raccolti in vari punti della grotta frammisti a ceramica neolitica e a ossi di Ursus spelaeus (Gherlizza, Halupca 1988, p. 107).
Fonte:
https://catastogrotte.regione.fvg.it