All’interno delle mura dell’antico castello di Aviano sorge la Chiesa parrocchiale delle Sante Maria e Giuliana. L’attuale chiesa venne costruita nel 1583 sul luogo di una chiesa precedente, per volere della famiglia Trevisan e venne consacrata nel 1588. E’ stata oggetto di restauro e di consolidamento strutturale nel XX e nel XXI secolo.
La facciata è in pietra, tripartita da quattro lesene e coronata da un frontone. Sopra il semplice portale architravato si apre un occhio. Ai lati del semplice ingresso due nicchie contengono altrettante statue che secondo la tradizione rappresentano i Santi Pietro e Paolo, scolpite e firmate nel 1590 dal vicentino Agostino Rubini. L’insieme degli elementi architettonici, ha portato ad attribuire l’opera all’architetto Vincenzo Scamozzi. Sul lato destro si apre la porta laterale del XVl sec. Parzialmente inglobata sul fianco destro della chiesa è la torre campanaria. Essa presenta una pianta quadrata, una cella con monofora e, sulla sommità, una merlatura.
L’interno della Chiesa è a navata unica con due cappelle laterali, tre alte finestre per lato e una copertura a capriate lignee. Il presbiterio, con pianta quadrata e copertura a vele, è sopraelevato. Sotto il presbiterio, in corrispondenza dell’altar maggiore, è collocata una cripta alla quale si accede tramite due rampe di scale in pietra. È probabile che questa parte dell’edificio sorga nel luogo della precedente chiesa, risalente al XIV secolo. Ai due lati del presbiterio sono addossati due altari.
Nella cripta sotto l’altare maggiore si trova un altare seicentesco in marmi policromi. In basso due piccoli angeli reggono un drappo nero. Sopra la mensa in una nicchia circondata da putti è inserita l’opera più antica e più venerata della chiesa: una pietà o Vesperbild risalente al Quattrocento. I Vesperbilder, tipologia nata in area tedesca dove ebbe larga diffusione, raggiunse molte regioni italiane e in particolare la nostra.
Quello di Castel d’Aviano è uno di una decina di esemplari conservati in regione, opere tutte databili al quindicesimo secolo. Altri si trovano ad Aquileia, Cividale, Gemona, Muggia, Sacile, San Vito al Tagliamento, Sesto al Reghena, Udine e Venzone ed alcuni, come quello di Venzone, sono di qualità pari a quella dei numerosi e bellissimi Vesperbilder che le vicine regioni della Carinzia, della Stiria e della Slovenia conservano in gran numero.
Il termine Vesperbild, cioè immagine della sera, discende dall’usanza dei fedeli di raccogliersi attorno a queste sacre sculture, raffiguranti la Madonna addolorata con sul grembo il corpo abbandonato del Cristo morto, a recitare le preghiere nelle ore del vespero.
Pur derivando, nel complesso, da modelli tirolesi o salisburghesi, gli esemplari in regione si differenziano tra loro talora per alcune particolarità stilistiche, mentre li accomuna l’accento drammatico dato dal dolente sguardo della Vergine, dall’angoscioso, se pur rigido, abbandono del corpo del Cristo, dalla tragica ed umana afflizione che emana dai volti.
La statua di Castel d’Aviano, in pietra arenaria dipinta, mostra la figura della Madonna, piuttosto rigida, con l’esile corpo del Cristo morto in grembo. In epoca successiva alla statua vennero aggiunti un cuore e delle spade. Il Vesperbild ha dimensioni pressoché identiche agli esemplari di Aquileia, Gemona, Cividale e Sacile (alt. cm. 75, larghezza massima cm. 83).
In un antico documento del 20 giugno 1503 il giudice ecclesiastico condannò la chiesa di S. Maria e Giuliana di Aviano a pagare all’artista Bartolomeo di San Vito, detto Bartolomeo dall’Occhio (documentato dal 1462 al 1511), 49 ducati per una statua con l’“incoronazione di S. Nicolò”. La statua originale, rara testimonianza delle opere dello scultore, è oggi conservata al Museo Civico Grigoletti di Pordenone mentre una copia si trova nella chiesetta di San Gregorio a Castel d’Aviano.
Nel dopoguerra la statua venne asportata e portata in Dalmazia dove venne in seguito ritrovata. Da allora venne custodita al Museo di Udine, nella chiesa di San Gregorio, nella chiesa di S. Maria e Giuliana per poi trovare collocazione nel Museo di Pordenone.
Per quanto riguarda le altre opere, vanno citate l’acquasantiera del 1606 e il fonte battesimale del tardo Cinquecento.
Alla fine del XVIII secolo risalgono le due statue di Angelo Gabriele e Vergine Annunciata collocate sull’altar maggiore ai lati di un tabernacolo a pianta centrale, ispirato a modelli rinascimentali. Sull’altare di sinistra è conservata una pala del ‘5oo raffigurante San Nicola in cattedra e Santi.
Le pareti del coro presentano due dipinti per lato opere di Giancarlo Magri (1993) e la Madonna con Bambino e angeli dello stesso autore friulano, che ha anche realizzato, nella parete destra, le tele di Santa Caterina d’Alessandria e di Santa Lucia.

Fonti:
– Bergamini Antonietta e Giuseppe. Sculture ad Aviano. in Ciceri Luigi (a cura di) Avian Societàt filologjche furlane – Udine Società filologica friulana, 1975.
– Fadelli Alessandro. Breve storia di Castel d’Aviano in Castel d’Aviano Percorsi fra storia, fede, arte e tradizione. Parrocchia Sante Maria e Giuliana di Castel d’Aviano 2016
– Marchetti Giuseppe – A Castello d’Aviano un Vesperbild quattrocentesco inedito in: Il Noncello, n. 14 (1960)
– Pastres Paolo Quattrocento e Cinquecento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Rizzi Aldo Profilo di storia dell’arte in Friuli. 2. Il Quattrocento e il Cinquecento. Del Bianco Editore 1979.
– Tangerini Marina Arte nelle chiese di Castello in Castel d’Aviano Percorsi fra storia, fede, arte e tradizione. Parrocchia Sante Maria e Giuliana di Castel d’Aviano 2016
– Sito Chiese Italiane http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=65449

Indirizzo: Piazzale Castello, 4, 33081 Aviano PN

Data ultima verifica: luglio 2022

Info: la chiesa viene aperta occasionalmente da volontari o in occasione di funzioni

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza