Sulla base dei materiali e della dislocazione delle aree di concentrazione si può ipotizzare la presenza di una villa con piccoli ambienti esterni annessi alla proprietà. La particolare distribuzione degli affioramenti e la loro peculiarità nel quadro delle altre presenze archeologiche della zona potrebbe però far pensare che si tratti di un piccolo villaggio posto in prossimità di un edificio più importante.
Le prime arature meccaniche del sito, infatti, misero in luce una notevole quantità di reperti dell’età romana. Era inoltre possibile leggere in superficie la struttura dell’edifcio sottostante. I lavori di spianamento e le normali attività agricole hanno però pressocché polverizzato il deposito archeologico. Attualmente il materiale (in prevalenza laterizio, frammenti di calcare e frustoli di ceramica, anfore e vetro) affiora in superficie molto frammentato e senza particolari concentrazioni e non è possibile stabilire l’eventuale conservazione delle strutture sottostanti il livello di arativo.
La parte più interessante si colloca a sud, dove sono state individuate cinque distinte aree di concentrazione. Le quattro più piccole, poste più ad ovest, sono immerse in una matrice grigio-scura e vi prevalgono, oltre a laterizi e conci di calcare, frammenti di ceramica comune depurata e rozza e di anfore.
L’ultima area, verso est, presenta i materiali più ricchi ed è immersa in una matrice giallo-arancione. In tale zona, è stato messo in luce un nucleo di laterizi (in crollo?): il materiale risulta esteso per circa 2 m per uno spessore medio di 50 cm e poggia sopra l’argilla giallo-verdastra del substrato.
Le dimensioni complessive dello spargimento di materiale archeologico sono di circa 25.000 mq; le aree di concentrazione vanno da 200 a 2.000 mq.
In ricognizione sono stati recuperati materiali che sono conservati in parte presso il Museo Archeologico Nazionale di Aquilia e in parte presso l’Antiquarium di Carlino.
Bibliografia:
– Cargnelutti C., Contributo per un catalogo dei bolli laterizi aquileiesi. Seconda parte, in “Ad Undecimum. Annuario 1993“, San Giorgio di Nogaro (UD) 1994, 7