Nel 1170 si fa menzione della Villa di Cergneu in un documento con il quale Uldarico di Attimis, ex Marchese di Toscana, donò alla chiesa di Aquileia, nelle mani del patriarca Wodolrico di Treffen, i castelli di Attimis e di Partistagno ed altri possedimenti tra i quali, appunto, la Villa di Cegneu.
Verso la metà del Xlll secolo il territorio di Cergneu venne dato, dal Patriarca di Aquileia, in feudo ai Savorgnan abitatori da cui ebbero origine i signori di Cergneu.
Nel 1270, il castello di Cergneu tocca per divisione testamentaria a Pietro Savorgnan e nel 1271 il feudo fu confermato a Francesco di Pietro di Cergneu. Sotto i patriarchi il Castello di Cergneu aveva posto nel parlamento della Patria del Friuli.
Consolidato il feudo, riattato e rinvigorito il castello, il 1 maggio 1323 ser Pietro di Cergneu, anche a nome dei suoi fratelli Corrado e Giovanni del fu Detalmo, forma il patrimonio della chiesa dei santi Pietro e Paolo, che si stava costruendosi sotto il castello di Cergneu, in quanto il castello era privo di una chiesa. L’atto citato formalizza ufficialmente la costruzione della chiesetta castellana di Cergneu di Sotto, consacrata nel 1323. Dalla sua costruzione numerosi atti citano varie donazioni ed interventi di sistemazione della chiesa.
Nel 1348 ci fu un disastroso terremoto in conseguenza del quale la chiesetta rimase seriamente dissestata. Nel 1381, sul finire dell’anno, cominciò in Friuli la terribile peste che spopolò le città ed i villaggi. E’ possibile che la chiesetta del castello di Cergneu sia stata restaurata e riconsacrata nel 1382 aggiungendo la contitolarietà di S. Maria Maddalena, protettrice contro la peste fin dai tempi dei Longobardi, in onore della quale già nel 1203 si teneva a Cergneu una festa. Oggi la chiesa è comunemente conosciuta come chiesa di Santa Maria Maddalena.
Nel 1422 la Villa di Cergneu inferiore è citata tra quelle comprese nel territorio della Pieve di Nimis. Nel XV secolo Cergneu subì le incursioni dei turchi e nel XVI, a causa della morte senza eredi del Conte di Gorizia, sopportò le alterne vicende della guerra tra Venezia e l’impero.
Nel 1511 durante la rivolta contadina, e ancor più per il terremoto dello stesso anno, il castello di Cergneu venne danneggiato e già dal 1521 risulta abbandonato. Anche la chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Maddalena subì dei danni tali da rendere necessario un suo restauro strutturale ed una successiva riconsacrazione, probabilmente nel 1518.
Nel 1559 Francesco Floreani realizzò per la chiesa un gonfalone. In una relazione presentata nel 1601 da Agostino Bruno da Sebenicco, canonico cividalese e luogotenente patriarcale, emerge come la chiesetta fosse in condizioni tali che “entrava acqua da tutte le parti”. La chiesa venne evidentemente restaurata considerato che nel 1692, durante una visita pastorale, risulta officiata e le raccomandazioni riguardano solo gli arredi sacri.
Nel 1720, durante una delle consuete visite pastorali viene raccomandato di realizzare un lavamano per il celebrante dietro l’altare; la sacrestia infatti non esisteva ancora e venne realizzata solo nel XVIII-XIX secolo. Nel 1755 venne costruito dal Comune di Cergneu di Sotto il ponticello che garantisce un più comodo accesso alla chiesetta. Nel 1766 la linea dei conti di Cergneu si estinse ed i loro beni passarono ai signori di Brazzà di Udine.
Nel 1820 la chiesetta, definita cadente e logora, venne nuovamente risistemata ed un ulteriore restauro avvenne dopo che il terremoto del 1931 arrecò danni tali alla chiesa che dovette essere chiusa al culto. Il sisma del 1976, da ultimo, provocò il crollo del tetto all’interno dell’edificio che si ridusse a rudere.
Nei mesi successivi al sisma gli esperti della Soprintendenza constatarono che gran parte della chiesa di Santa Maria Maddalena era crollata e che la caduta degli intonaci dalle pareti aveva rivelato la presenza di una decorazione pittorica piuttosto lacunosa ed assai deteriorata. Data la precarietà delle strutture superstiti venne deciso di non ripristinare l’edificio e gli affreschi vennero staccati e trasportati al castello di Udine.
Nonostante la frammentarietà degli affreschi conservatisi gli esperti individuarono, nei lacerti di affresco della parete interna della facciata, i resti di un Giudizio Universale (che ritenne databile agli inizi del Quattrocento). Sulla parete sinistra vennero individuati tre strati di decorazione sovrapposti.
Un primo strato, più antico, con croci dedicatorie, un secondo strato con un San Cristoforo e frammenti di una Natività o di un’Adorazione dei pastori, ed un terzo strato recante lacerti di un Martirio di santo e di un S. Giorgio che libera la Principessa. La datazione del secondo strato venne fissata da Rizzi approssimativamente al sec. XIV e posta in relazione con la costruzione, nel 1323, della chiesetta. Il terzo strato venne riferito al primo Quattrocento e posto in relazione con l’affresco della parete della facciata interna. Questi affreschi più recenti sono stati ricondotti alla pittura tardo gotica lombarda, sia pure con esiti spiccatamente regionali.
Su iniziativa della popolazione di Cergneu l’edificio venne ricostruito nel 2003, ristabilendo lo stile seicentesco che lo stesso aveva prima del terremoto.
Oggi si arriva alla chiesetta da Cergneu inferiore attraverso una stradina che sale verso i resti dell’antico castello. Si conserva ancora il ponte a pieno arco costruito nel 1755, sul quale passava la massicciata (a tratti visibile) che univa il castello al borgo. La chiesa è collocata sul pendio del monte e ad essa si accede di lato tramite una gradinata.
L’edificio si presenta con prospetto a capanna con portale in pietra che sostiene al vertice una bifora campanaria. L’aula è preceduta da un profondo atrio a pianta quadrata irregolare, quasi trapezoidale, caratterizzato da tre arcate a tutto sesto. La ricostruzione ha scelto di lasciare il paramento in pietrame a vista, privo di intonaco tanto all’interno che all’esterno. La copertura è in coppi di laterizio. La sagrestia, aggiunta più tardi, è posta sul fianco destro.
L’interno è ad aula con presbiterio rettangolare di volumetria minore. Il soffitto è a vista con capriate e tavelline in cotto ed il pavimento in mattonelle di cotto. Due piccole finestre rettangolari si aprono in prossimità della controfacciata ed un ingresso secondario si trova a metà dell’aula. Il presbiterio, rialzato di un gradino, cui si accede tramite l’arcosanto a tutto sesto, è illuminato da una finestra rettangolare a meridione. All’interno sono collocati i lacerti degli affreschi collocati su pannelli.
Prima del sisma del 1976 il Marchetti annotò la presenza di un altare secentesco con una statua della Madonna seduta con il bambino in braccio, ritenuta del Floreani (metà del ‘500), ed ai lati fra colonne le immagini dipinte di San Pietro a sinistra e di Maria Maddalena a destra.
In concomitanza ai lavori di ristrutturazione architettonica nel 2003 venne condotto dai Civici Musei di Udine con la collaborazione della Società friulana di archeologia, un saggio di ridotte dimensioni presso la zona absidale dell’edificio di culto, al fine di accertare la presenza di eventuali strutture precedenti all’impianto seicentesco. Dal saggio è emerso come le modifiche seicentesche hanno obliterato l’edificio precedente, modificandone in parte la planimetria ed elaborando nuove soluzioni strutturali per gli alzati, che furono restaurati o del tutto rifatti. La costruzione nel XVII secolo accolse le sepolture della famiglia dei Cergneu all’interno di una tomba che occupa gran parte dell’aula ed è costituita da un vano a camera interrato la cui costruzione comportò la rimozione dei resti della chiesa più antica. I sondaggi hanno verificato che la larghezza della costruzione precedente era pressoché analoga a quella dell’edificio attuale.
Delle fasi più antiche si conservarono il muro di facciata e quello di sinistra, come attesta la presenza degli affreschi, messi in luce dal terremoto del 1976, datati tra il XIV e il XV secolo e ricondotti alle prime fasi edilizie dell’edificio di culto. L’ampliamento avvenne solo verso est e comportò la creazione di una nuova abside quadrata eretta ex novo, mentre la vecchia struttura absidale fu utilizzata come base per la messa in opera di un altare seicentesco in muratura.
È verosimile che la struttura sottostante individuata durante i saggi sia legata alla chiesa primitiva, danneggiata dal terremoto del 1348, ricostruita e riconsacrata nel secolo successivo fino a quando, a séguito di avvenimenti quali il sisma del 1511 e i coevi disordini politico-sociali, la chiesa si trovò nuovamente in uno stato di degrado tale da renderne necessario il completo rifacimento.

Fonti:
– Borzacconi Angela. Nimis, fraz. Cergneu, chiesetta di Santa Maria Maddalena. Sondaggi 2003 in Aquileia Nostra Anno LXXIV. 2003.
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990
– Masotti Ugo. Eremi friulani. Il castello e le chiese di Cergneu. In La Panarie, anno 10, n.55 (1933).
– Rizzi Alberto. Scoperte e distruzioni di affreschi in seguito al terremoto in Friuli. In Ce fastu? bollettino della Società filologica friulana a. 52 (1976).
– Venuti Tarcisio. Cergneu e le sue chiesette storiche. Most piccola società cooperativa a r.l. Cividale del Friuli 2003
– Sito Chiese Italiane:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=68573#

Indirizzo: Cergneu Inferiore, 33045 UD

Data ultima verifica: 6 luglio 2020

Info:
L’edificio, normalmente chiuso, è posto nelle vicinanze dai resti del Castello di Cergneu, ed è facilmente raggiungibile a piedi in pochi minuti partendo dall’abitato di Cergneu inferiore e seguendo le indicazioni per il castello.
Per informazioni ulteriori sul castello di Cergneu vedi la scheda archeocarta al link:
https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/nimis-ud-fraz-cergneu-castello/

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon. Le foto dell’interno sono prese dal sito Chiese italiane:

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza