
L’ignota porzione centrale del più ampio contesto insediativo protostorico di S. Ruffina, in località Palse di Porcia, rinvenuta a seguito di lavori di potenziamento della rete fognaria ed indagata in due campagne di scavo negli anni 2010-2011, aveva restituito al patrimonio archeologico dello Stato ben 2866 reperti, documentando la presenza di un ampio abitato con una continuità di vita per un arco cronologico molto esteso, dal VI fino all’inizio del IV secolo a.C.
Di particolare interesse è la presenza nel sito di strutture adibite a produzioni artigianali attestata, anche nel corso delle indagini del 2010-2011, dal ritrovamento di una fossa di scarico, forse pertinente ad una casa-laboratorio, con numerose scorie ed una porzione di crogiolo d’impasto, oltre a frammenti di corno con tracce di lavorazione e frammenti di materiale ceramico. Una cinquantina di metri più a nord della fossa è stato invece rinvenuto un particolare complesso di materiali (una quindicina di vasi, fusaiole, piccoli oggetti in bronzo, vaghi in pasta vitrea, manufatti in corno, manufatti litici), tutti alterati, anche pesantemente, dall’azione del calore e frammisti a frustuli carboniosi e sassi calcinati e scoppiati.
Si tratta complessivamente di un importante ritrovamento, di complessa lettura, costituito principalmente da frammenti di ceramica e frammenti di oggetti in bronzo, tra cui diverse tipologie di fibule, alcuni ricomponibili, conservati attualmente in circa 50 casse depositate presso la sede del Nucleo Operativo di Pordenone della Soprintendenza.
Al momento i reperti, una parte dei quali sono stati sottoposti al restauro presso il Laboratorio della Soprintendenza, sono in corso di studio.
Di particolare rilievo tra tutti, un vaso di circa 50 cm di altezza, restaurato e non ancora esposto perché in attesa dello studio complessivo dell’intero ritrovamento.
In prospettiva si pensa ad una esposizione al pubblico dei reperti in un più ampio progetto di riallestimento di alcune sale del Museo del Friuli Occidentale di Torre di Pordenone.
Fonte: Sopr. per i Beni Arch. del FVG., 5 feb 2015
Vedi anche: Rigoni-et-Alii-Siti-Pieve-Castelir
Vedi anche: Materiali d’abitato inediti dal territorio di Palse
Importanti resti di una capanna e resti di un focolare, entrambi risalenti al IX secolo a.C., quindi all’epoca protostorica, sono stati riportati alla luce nell’ambito di controlli effettuati dalla Soprintendenza, in un’area privata a destinazione edilizia, in via Vespucci, nella frazione di Palse di Porcia.
Lo scavo archeologico ha rivelato la presenza di tre cicli insediativi di cui il più recente è attribuibile al VI-V secolo a.C. e quello più antico al IX secolo avanzato.
Le evidenze più interessanti sono risultate essere appunto i resti della capanna risalente al IX secolo, situata lungo il limite sud dell’area, di cui sopravvivono i piani pavimentali in limo, sui quali era stato ricavato un piccolo focolare sostenuto da ciottoli di pezzatura selezionata e, situato nell’angolo nord-ovest, il focolare caratterizzato da una struttura pluristratificata, con preparazione in frammenti ceramici. Questa area risulta collocata nell’ambito dell’antico Castelliere protostorico di Santa Ruffina di Palse.
Fonte: Sopr., 14 luglio 2017
Il ritrovamento di alcune strutture, tra cui i resti di una capanna e di alcune canalette, è avvenuto in un’area privata a destinazione edilizia a seguito di lavori preliminari alla costruzione di nuove unità abitative.
Le evidenze archeologiche sono riferibili al Castelliere protostorico di Santa Ruffina, insediamento di ca. 3.000 anni fa.
Alcuni sondaggi preliminari eseguiti in questa porzione dell’insediamento hanno messo in luce diverse fasi che coprono un ampio arco temporale che va dal X al V sec. a.C.
Durante i saggi sono state individuate alcune strutture abitative ed alcune canalette in relazione fra loro.
Si è quindi ampliato lo scavo stratigrafico, concentrandosi in questa prima fase nella zona orientale del lotto per indagare in maniera esaustiva i resti archeologici riferibili ad una capanna individuata. E’ stato così determinato trattarsi di un’abitazione di ampie dimensioni con pianta quadrangolare. Le pareti, crollate al suolo ma ben conservate, erano state realizzate con mattoni in crudo e rivestite internamente da uno strato di limo indurito tramite calore. Si ipotizza che la struttura fosse connessa con attività produttive, visto il ritrovamento di numerosi pesi da telaio.
È stato possibile inoltre documentare la presenza di due pavimenti, che identificano due diverse fasi di vita dell’abitazione, entrambi realizzati in grossi ciottoli e ben conservati.
Il materiale ceramico rinvenuto durante lo scavo ha reso possibile fissare la datazione della capanna fra X e VIII sec. a.C.
Data la ricchezza dei materiali emersi dall’area indagata e nell’ottica di investigare tutte le fasi di occupazione per meglio definire l’organizzazione spaziale dell’insediamento, la Soprintendenza ha programmato di proseguire lo scavo stratigrafico in maniera esaustiva anche nella parte occidentale dell’area.
Info: Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia – marzo 2019
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Contatti: Patrizia Loccardi +39 040 4527527 – +39 3290738582
Via Amerigo Vespucci, Palse, PN