Itinerario n. 35. AI MARGINI DI SPILIMBERGO
L’area di Spilimbergo abitata già in epoca preistorica ha vissuto uno sviluppo notevole durante il Medioevo ed il Rinascimento che si riflette particolarmente nel centro storico che conserva il suo impianto medievale con una indiscussa ricchezza di edifici ed opere d’arte. Tuttavia il Castello ed il Duomo di Spilimbergo sono solo l’espressione più evidente di quel gusto per l’arte che i Signori di Spilimbergo e gli abitanti del territorio seppero esprimere anche nelle frazioni che circondano il centro, costituendone una sorta di corona sul lato non occupato dal Tagliamento.
È una cintura di piccoli centri che probabilmente non stimolano i frettolosi turisti ad una visita, ma che legati in un percorso accompagnato dalle schede presenti possono indurre ad una visita che non mancherà di offrire più di qualche sorpresa.
Il punto di partenza scelto per il percorso è alle porte di Spilimbergo arrivando da Udine ed è quello che è noto come Eremo di San Giovanni. Si tratta di quanto rimane della chiesetta dedicata a San Giovanni del Romito (o degli Eremiti) ricordata nel 1304 e demolita nel secolo scorso assieme all’annesso ospizio o romitorio. Della chiesetta resta la piccola abside trasformata in un capitello votivo, prezioso tuttavia per la decorazione ad affresco risalente agli inizi del XIV secolo, con affreschi considerati esempi della pittura pre-vitalesca.
Lasciando sulla destra il centro storico di Spilimbergo in direzione nord si raggiunge la frazione di Baseglia, dove percorrendo la via della Chiesa ci si imbatte nell’Ancona della Pietà, piccolo edificio a capanna di forma rettangolare con facciata aperta verso la strada
Poco oltre si trova la Chiesa di Santa Croce costruita nel 1500 sopra una chiesa più antica, voluta dai Conti di Spilimbergo che chiamarono a decorarle alcuni dei migliori artisti dell’epoca. La chiesa sorge su un piano elevato e presenta una semplice facciata a capanna. Sul colmo degli archi della cella del campanile una serie di mascheroni assolve a una funzione apotropaica allontanando qualsiasi pericolo o maleficio dalla comunità.
Proseguendo verso nord si arriva alla frazione di Gaio le cui origini risalgono probabilmente all’epoca longobarda ma la cui prima attestazione documentale è del 1174. Sulla strada che conduce alla chiesa si trova l’Ancona della Madonna delle Grazie risalente al XVI secolo, al cui esterno, sopra l’arco che funge da ingresso sono dipinti un leone di San Marco ed alcuni stemmi dei Spilimbergo, Trus e Solimbergo, potenti famiglie locali.
Poco oltre si eleva la Chiesa di San Marco Evangelista costruita nel 1490 su una più antica. L’edificio sorge su uno sperone roccioso che domina la Valle del Tagliamento, oggi separato dall’abitato che originariamente lo circondava ma che gradualmente si è spostato più lontano a causa delle ripetute piene del fiume.
Nei dintorni di Gaio, in località Val, come conseguenza delle periodiche arature, sono stati recuperati materiali litici e frammenti ceramici riferibili ad un periodo compreso tra l’età neolitica e quella del bronzo.
Nella vicina frazione di Vacile, documentata per la prima volta nel 1268, la Chiesa di San Lorenzo per la sua posizione e il suo orientamento mostra la sua origine da una cappella risalente al XIII secolo e attestata all’interno di una centa, protetta da una scarpata, che ancor oggi mostra in parte le strutture murarie originali, e da un fossato oggi colmato.
Non lontano dalla chiesa esisteva quello che veniva ritenuto da alcuni un tumulo protostorico non indagato spianato nel 1981. Nell’area in passato sono affiorati pochi resti fittili di epoca romana.
A Istrago, la successiva frazione sul nostro itinerario, è stato ritrovato un ripostiglio di monete veneziane.
Nella frazione di Tauriano sono molte le evidenze che rinviano al passato. In località Il Cristo sono stati effettuati ritrovamenti relativi ad un insediamento rustico e relativa necropolin di epoca romana, databili tra il I e il IV secolo.
Non lontano, in località Lis Cjalcinis sono sati ritrovati resti afferenti ad un insediamento rustico di epoca romana, di dimensioni contenute, databile al I-II secolo d.C.
L’evidenza più antica di Tauriano si trova in prossimità dell’attuale cimitero dove si eleva un tumulo di età protostorica inserito da Ludovico Quarina tra “le tombe demolite e spianate in epoca lontana nella parte superiore per costruire sopra delle chiesette“. Sopra il tumulo si eleva infatti la Chiesetta di San Rocco erede di una molto più piccola cappella, a suo tempo inserita in una Centa difensiva costruita sulla sommità del tumulo.
Sempre a Tauriano una chiesa dedicata a San Nicolò di Bari risulta esistere già nel 1290. Si trovano anche altri due piccoli ma preziosi monumenti cinquecenteschi.
All’incrocio di due strade che già in antichità conducevano ai guadi sui fiumi Meduna e Cellina si trova l’Ancona della Madonna del Buonconsiglio, nota anche come Ancona di San Cristoforo o “Anconute”, piccolo edificio risalente al XVI secolo, costituito da due parti: un’abside cinquecentesca con volta a botte e un portico antistante di poco più tardo.
Sulla parete di una casa di Tauriano è inserita una pregevole Madonna con il bambino realizzata alla metà del Cinquecento da Donato Casella. La Madonna è avvolta in una veste dalle morbide pieghe e un velo le trattiene i capelli. È seduta e tiene sulle ginocchia il Bambino che, in piedi, si aggrappa alla madre.
A Barbeano la prima notizia di una chiesa dedicata alla Maddalena risale al 1187, ma l’attuale Chiesa di Santa Maria Maddalena venne consacrata nel 1459 e subì rimaneggiamenti ed ampliamenti in epoca successiva. Vanto della chiesa è il portale cinquecentesco opera di Carlo da Carona.
La chiesa di Sant’Antonio Abate sorge a poca distanza dal torrente Cosa e risale con tutta probabilità alla prima metà del 1300 quando doveva trovarsi in aperta campagna.
Nella frazione di Gradisca si trova il Castelliere sul Cosa, tipico esempio di castelliere a terrapieno artificiale, posto su una piccola elevazione di origine alluvionale che sovrasta la pianura friulana, non lontano dalla confluenza tra il Cosa ed il Tagliamento, in posizione quasi speculare a quello sorto sulla riva opposta in prossimità del paese di Bonzicco, a controllo delle vie di traffico est-ovest e nordsud che si intrecciavano in questo punto.
Con Gradisca si chiude il nostro giro attorno a Spilimbergo, che ha messo in evidenza come, senza nulla togliere al suo principale centro storico ed artistico, anche le cittadine sorte nella sua orbita sono luoghi ricchi di storia e di opere d’arte probabilmente sconosciuti a molti compresa, fino a poco tempo fa, anche chi scrive.
Autore: Marina Celegon